Graziani, il sacrario e il collaborazionismo con Hitler
- Scritto da Mario Avagliano
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di Anna Foa
Affile, piccolo comune del Lazio, noto per aver dato i natali al maresciallo Graziani e per avergli offerto sepoltura, inaugurerà sabato un sacrario alla memoria del ministro della Difesa del governo di Salò. Nell'inevitabile polemica derivata da questa notizia, il sindaco di Affile ha minacciato di querela l'ANPI, che opponendosi al sacrario ha detto che Graziani era stato condannato per crimini di guerra, sostenendo che questi era stato condannato invece per collaborazionismo (nel 1948, una condanna a diciannove anni di cui scontò solo due anni).
Qui le versioni della stampa divergono, in alcune si dice "per collaborazionismo", in altre "solo per collaborazionismo". Senza il "solo", infatti, quel che il sindaco di Affile vuol dire è che il collaborazionismo con i nazisti è stato un fatto positivo, di lealtà all'Italia, non un crimine di guerra. Se ci aggiungiamo il "solo", vuol dire che il collaborazionismo è piccola cosa, assai minore dei crimini di guerra, e che non vale la pena di fare tanto chiasso in proposito. Dal punto di vista storico, è vero che il maresciallo Graziani è stato condannato "soltanto" per il reato di collaborazionismo, come per collaborazionismo, oltre che per tradimento, fu processato in Francia Pétain, condannato a morte e salvato dalla grazia di De Gaulle. Ma la storia ci dice anche, fondandolo su prove irrefutabili, che il maresciallo Graziani ha ordinato l'uso dei gas, l'iprite in particolare, in Abissinia, e ha ordinato rappresaglie sulla popolazione civile, impiccagioni, repressioni senza numero. Il fatto che il tribunale lo abbia condannato "per collaborazionismo", e non per questi suoi crimini di guerra, ci fa forse dimenticare che cosa comportava la collaborazione con i nazisti che avevano invaso il nostro paese? Arresti di ebrei operati in prima persona dai militi della RSI, da Graziani diretti, e consegnati alla deportazione, il proclama che porta la sua firma in base al quale i soldati italiani che non accettarono tale collaborazione furono inviati in deportazione (oltre seicentomila!), repressioni e violenze di ogni tipo nella lotta contro la Resistenza. Aspettiamo il processo per diffamazione minacciato dal sindaco di Affile per dire tutti insieme che Graziani fu un criminale di guerra, e per dirlo a voce alta appoggiandosi, stavolta, sui documenti della storia.
(l'Unione Informa, 6 agosto 2012)