Intervista a Renzo Gattegna: «Non è un gesto isolato, l'antisemitismo seme malato dell'Europa»
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di Mario Avagliano
“L’antisemitismo è un virus che è duro a morire, anche in Italia. La strage di Tolosa deve farci riflettere”. L’avvocato Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, al termine di una giornata di sdegno, sbigottimento e dolore, non nasconde la sua preoccupazione.
Presidente Gattegna, qual è stata la sua prima reazione alle notizie provenienti da Tolosa?
Di orrore e sgomento. Una strage così non avveniva da molti anni in Europa. Purtroppo non è un caso isolato. Qualche giorno fa è stato scoperto a Milano un signore che stava pianificando un attentato alla sinagoga di via Guastalla. In entrambi i casi le indagini dovranno stabilire se si tratta di iniziative individuali o di organizzazioni terroristiche internazionali. Ovviamente non è un dettaglio trascurabile. A me che sono un ebreo romano, è tornato alla memoria l'attentato alla sinagoga di Roma del 1982, che ebbe ugualmente come obiettivo i bambini. A Tolosa c’è stata la stessa spietatezza verso vittime innocenti.
C'è un ritorno di fiamma dell’antisemitismo in Europa?
L’antisemitismo non è mai del tutto scomparso nel nostro continente. Nei primi anni del dopoguerra sembrava che vi fosse stato un generale rigetto delle teorie razziste di Hitler e di Mussolini, anche per l’orrore del genocidio. E invece quel seme malato continua ad infettare persone e gruppi.
Siete preoccupati?
Guardi, se una strage come quella di Tolosa è potuta accadere con tanta facilità e tanta efferatezza, significa che oramai tutta l’Europa è minacciata da gruppi e da individui che iniziano a colpire e ad uccidere gli appartenenti a minoranze, ma che evidentemente stanno progettando la distruzione della libertà, della democrazia e della pacifica convivenza.
Anche in Italia si moltiplicano i gruppi estremisti d'ispirazione fascista e antisemita. Come se lo spiega?
In Italia le leggi del 1938 volute dal fascismo inocularono un germe nuovo che il nostro Paese non conosceva fino ad allora: il razzismo genetico, rivolto contro il popolo ebraico. Nei secoli precedenti l’antisemitismo aveva radici religiose. Purtroppo il virus delle leggi razziali del 1938 è ancora presente ed è duro a morire. Il razzismo è qualcosa che cova in fondo all'animo di tante persone e che a un certo punto esplode ed esce allo scoperto, soprattutto in periodi difficili e destabilizzanti come quello attuale.
L’antisemitismo si alimenta anche dell’odio verso Israele?
Ahimé la risposta è sì. C’è chi artatamente cerca di sovrapporre antisemitismo e antisionismo e di dipingere gli israeliani di oggi con gli stessi stereotipi del passato. Una parte consistente degli antisemiti ha come obiettivo di porre in discussione la stessa legittimità dello Stato di Israele, basandosi su queste teorie razziste.
Come si fa a vaccinare la nostra società da questo germe? E quanto pesa il negazionismo della Shoah e il mito del fascismo buono?
Molto. L’ignoranza e il negazionismo sono l’humus in cui si sviluppano questi gruppuscoli, che nascono proprio dalla mancanza di cultura, dalla non conoscenza della storia e della filosofia. E quindi è su questo terreno che vanno combattuti, a partire dalle scuole. Ci stiamo allontanando dal periodo della seconda guerra mondiale e della Shoah e le nuove generazioni non hanno una conoscenza diretta di quello che ha potuto significare l'applicazione delle teorie razziste e antisemite, che sono state alla base del genocidio di milioni di ebrei. Siamo in un'epoca più a rischio di quella dei decenni precedenti, anche perché per ragioni anagrafiche i testimoni stanno scomparendo. C’è una collaborazione stretta con il ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, con il quale abbiamo sottoscritto di recente un protocollo d’intesa per approfondire nell’ambito delle scuole italiane questo periodo storico.
Tornando alla strage di Tolosa, qual è l’auspicio dell’Unione delle comunità ebraiche italiane?
Intanto vorrei esprimere agli ebrei francesi la nostra fraterna vicinanza e condivisione del dolore. Poi ritengo sia urgente fare luce sull’identità e sui programmi di tutti coloro che in Francia come in Italia e nel resto d’Europa, seminando odio e compiendo gravissimi crimini nel totale disprezzo della vita umana, si pongono al di fuori di qualsiasi consenso civile.
(Il Mattino, 20 marzo 2012)