Intervista a Pasquale Falcone, attore e regista
di Mario Avagliano
Il suo prossimo film s’intitolerà “Io non ci casco”, racconterà il dramma di un ragazzo in coma e dei suoi amici, vedrà come protagonisti Maria Grazia Cucinotta ed Alessandro Haber, e sarà girato ancora una volta a Cava de’ Tirreni. Pasquale Falcone, 49 anni, cavese doc, attore, cabarettista, regista, ora anche produttore cinematografico, è uno dei cineasti emergenti della scuola comica campana, al pari di Vincenzo Salemme. Intervistato da la Città, ci parla del suo nuovo lavoro in gestazione, ripercorre le tappe della sua carriera e critica duramente la classe politica cavese di destra e di sinistra, accusandola di aver fatto perdere a Cava la leadership culturale e commerciale della provincia.
Com’è stata la sua infanzia?
Ho avuto un’infanzia molto felice. Fino all’età di 12-13 anni ho vissuto con i miei genitori e i miei nonni paterni a San Pietro, una frazione di Cava immersa nel verde, dove tutta la vita di noi ragazzi girava intorno alla parrocchia e al campetto sportivo. Ricordo ancora il prete e le partite di calcio, con le magliette gialle e rosse e bianche e verdi. Ne ho parlato anche nel film Amore con la "S" maiuscola.
Quando si è avvicinato al mondo dello spettacolo?
Penso di essere nato per fare questo lavoro. Già da piccolo, ai tempi della scuola, mi divertivo a dire battute e ad interpretare personaggi.
A quando risale il suo debutto?
Fu nel 1975, a 19 anni di età, quando iniziai a fare cabaret nella mitica Radio Cava Centrale, la terza radio libera nata in Italia, dopo Radio Milano International (che poi cambiò nome in Radio 101) e Radio Salerno 1. Conducevo un varietà radiofonico che si chiamava “Collage”, assieme ad Angelo Di Domenico e Peppe Castillo. Era un programma che ancora ricordano a Cava e a Salerno, tipo “Alto Gradimento” di Renzo Arbore oppure “Viva Radio2” di Fiorello, con sfottò, quiz, canzoni dal vivo…
Poi dalla radio è passato alla televisione.
Sì, tra il 1977 e il 1980 ho lavorato prima a Quarta Rete Tv e poi a Tele Alfa, per la quale ho scritto, prodotto e condotto il programma “Scusi lei… di Sabato cosa fa?”, con il gruppo teatro cabaret “La Briscola”, composto, oltre che da me, da Luciano Vatore e Teodoro Petti. Ricordo che fu nostro ospite anche Enzo Avallone, detto “Truciolo”. Incidemmo pure un disco, intitolato come la trasmissione; io scrissi le parole, mentre le musiche erano di Fausto Mesolella, poi chitarrista degli Avion Travel.
Fu così che approdò alla Rai.
Sull’onda dei successi locali, nel 1984 il regista televisivo Salvatore Baldazzi ci chiamò a Tandem, la trasmissione su Rai2 condotta da Roberta Manfredi e Antonio Sorrentino. In quel periodo conobbi Fabrizio Frizzi, che era agli inizi e conduceva “Pane e marmellata”. Sono stato più volte a casa sua. Ricordo che allora guadagnava appena 700 mila lire al mese… L’anno dopo, ho partecipato, sempre con il gruppo di cabaret “La Briscola”, a cinque puntate della trasmissione “Stiffelius”, su Rai3, che era una sorta di “Striscia la notizia” di adesso, con servizi curiosi, candid camera ecc., solo che non c’erano conduttori.
L’esperienza alla Rai è finita nel 1985. Come mai?
Enzo Trapani ci voleva scritturare per la sua trasmissione “Prossimamente non stop”. Purtroppo a Luciano Vatore, che era impiegato in banca, non fu concessa l’aspettativa dal lavoro, e così fu costretto a rinunciare. Per la delusione il gruppo si sciolse.
E lei, come Fiorello, fece l’esperienza dell’animatore nei villaggi.
Ero capo animatore dell’agenzia “E’ qui l’Estate”. E’ stata un’esperienza davvero formativa per me. Il successo del “Porky’s Music Hall”, che ho fondato nel 1992, sta proprio nell’aver travasato nel mio locale la formula del villaggio, e cioè il mix di musica, danza e cabaret. Una formula che è stata imitata in tutta la Campania e anche oltre. Prima del “Porky’s” esistevano solo due tipi di locali: la discoteca e il piano bar. Siamo stati noi a lanciare il live show. Il mio locale è stato il primo in Italia a proporre il karaoke e il gioco “Porcellandia”, ovvero “Mi spoglio per gioco”, dove le ragazze del pubblico si danno battaglia a suon di indumenti… tolti. Un gioco che è diventato un caso nazionale. Tanto è vero che sono stato invitato come ospite a tutte le più importanti trasmissioni televisive di costume, dal “Maurizio Costanzo Show” a “La vita in diretta”.
Ci ha scritto anche un libro.
Ho venduto 15 mila copie solo tra Salerno e Napoli.
Ci dica la verità, com’è nata l’idea di questo gioco?
E’ nata per caso, in un villaggio turistico. Avevo organizzato una gara di karaoke ed erano rimaste in lizza alcune ragazze. Quella sera non si riusciva a stabilire la vincitrice in base all’applauso del pubblico, perché erano tutte brave e belle. Allora chiesi per scherzo se gli spettatori intendevano premiare quella che aveva il coraggio di spogliarsi di più…
E al cinema, invece, com’è arrivato?
Da buon cabarettista, io non amavo né il cinema né il teatro. Prediligendo l’improvvisazione, non mi piaceva essere prigioniero di una parte. Nel 1998, però, è venuta fuori l’idea di tradurre in film la storia di Amore con la "S" maiuscola. Ho scritto una lettera a Leonardo Pieraccioni, gli ho detto del mio progetto e gli ho chiesto di incontrarlo. Stranamente lui mi ha risposto, e così sono andato a trovarlo sul set de “Il mio West”, in Garfagnana. Lui mi ha incoraggiato ad insistere e mi ha fatto conoscere Cecchi Gori. La sfortuna ha voluto che lo beccassi nel periodo più nero della sua carriera di produttore…
Com’è riuscito a realizzare il suo progetto?
Non mi arresi. Comprai una pagina di pubblicità su due numeri della rivista di cinema “Ciak” e scimmiottando la grafica delle loro locandine sul film del mese, presentai il mio progetto. Un giornale di Milano riprese la notizia, titolando “Incredibile, si pubblicizza un film fantasma”, e un bel giorno mi telefonò Marco Risi, il figlio di Dino, ed eccomi qui. Sono stati lui e Maurizio Tedesco, con la loro società “Sorpasso film”, a produrre il mio film, assieme a Rai Cinema.
La sceneggiatura l’ha scritta assieme ad Anna Maria Pavignano e a Enzo De Caro…
Sì, la Pavignano era la sceneggiatrice dei film di Massimo Troisi ed Enzo De Caro, lo conoscete tutti, era un componente del gruppo “La Smorfia” e ora è un attore televisivo di successo.
Amore con la "S" maiuscola è anche un atto di amore verso la sua città, Cava de’ Tirreni.
Non c’è dubbio. Io amo Cava, e la ritengo un set naturale per il cinema. Credo che la mia città ricambi tanto amore. Pensi che per il nuovo film che sto preparando, ho già trovato tutte le location a Cava e sono tutte gratuite…
E’ soddisfatto della risposta del pubblico al suo primo film?
Come tutte le cose della mia vita, il mio primo film è stato in parte un grande successo e in parte una delusione. Quando uscì in Campania, il 14 marzo del 2002, in 52 sale cinematografiche, la prima settimana fu campione d’incassi e in due settimane incassò quasi 500 mila euro. Nel resto d’Italia, però, la prima uscita fu programmata il 30 di maggio. Ricordo ancora che era un caldo week end estivo, la gente andò al mare e così incassò solo 79 mila euro…
Nel giugno scorso Amore con la "S" maiuscola è andato in onda su Rai Uno.
Ha fatto registrare il 18,70 per cento di share in seconda serata. E’ stato il miglior risultato della Rai in tutta l’estate 2005.
Il co-protagonista del film era Biagio Izzo. Lo conosceva già da prima?
No, ci siamo conosciuti sul set. E’ una persona e un attore straordinario e ha dimostrato di saper interpretare anche ruoli diversi da quelli che è chiamato a svolgere nei film natalizi e nelle pellicole di Vincenzo Salemme.
Nel suo primo film ha recitato anche l’attore salernitano Angelo Di Gennaro.
Angelo è un altro attore che stimo molto. E’ una forza della natura. Purtroppo le regole del cinema sono un po’ ferree e lui, come tutti i cabarettisti, fatica ad entrarci dentro.
Il titolo del suo secondo film era "Lista civica di provocazione (San Gennaro votaci tu)". Quest’anno a Cava si tengono le elezioni del nuovo sindaco.
Speriamo che con queste nuove elezioni Cava torni ad essere un centro di cultura e di fermento commerciale. Ci sarebbe bisogno di una svolta. Cava non è più la città principe della provincia di Salerno, come qualche anno fa. Gli ultimi governi di centrosinistra e di centrodestra sono stati deludenti. I personaggi politici che si sono alternati non erano all’altezza della situazione. Cava aveva la leadership del commercio e l’ha persa, era la regina della notte e ora invece vanno tutti a Salerno. A livello culturale, poi, zero assoluto.
S’immagini a Palazzo di Città. Di che cosa avrebbe bisogno Cava?
Di un sindaco forte, che si ponga pochi obiettivi e sia in grado di dare un’identità alla città, come ha fatto De Luca a Salerno. Un esempio su tutti: la Festa storica di Monte Castello, che ha un grande fascino ed enormi potenzialità. Ebbene, negli anni Settanta era trasmessa in diretta televisiva alle ore 19 su Rai Uno, nella famosa trasmissione “Cronache Italiane”. Ora è diventata una festa di paese, nelle mani di un comitato che manovra un pacchetto di voti, li sposta da una parte all’altra e resta sempre al suo posto. Invece bisognerebbe pensare in grande, affidare l’organizzazione di questo evento ad una grossa società di marketing e legarlo ad una lotteria nazionale, uscendo da un tipo di gestione a livello locale, da cortile.
Parliamo del nuovo film che ha in gestazione: “Io non ci casco”.
Questa volta non si tratta di un film brillante, ma è una commedia generazionale dai forti sentimenti. La storia parte da un ragazzo di 17 anni che ha un grave incidente ed entra in coma, e racconta come reagiscono i suoi amici a questo dramma.
Lei di solito come autore prende spunto da episodi veri. Anche in questo caso?
Anch’io vengo da un coma. Quando avevo sei anni, venni investito da una moto e stetti dieci giorni in coma profondo. Ho vissuto questa esperienza sulla mia pelle: il tunnel, la luce, e anche la sensazione che la mia anima uscisse fuori dal corpo, sospesa tra la vita e la morte. A volte ancora oggi ho dei flash back: rivedo mia madre che mi porta in ospedale e me stesso sul lettino prima dell’operazione. Il film sfiora anche il tema dell’eutanasia. Però non è un film cupo e drammatico. Vi sono anche momenti divertenti, di spensieratezza, e anche il dolore è raccontato con garbo, senza tinte forti. Se “Notte prima degli esami” racconta la generazione degli anni Ottanta, con la musica di quegli anni, “Io non ci casco” è una sorta di indagine sulla generazione di oggi. I ragazzi degli anni Duemila non sono più una generazione “invisibile”, come i loro coetanei degli anni Ottanta e Novanta. La scuola è diventata di nuovo un luogo di formazione e di critica e i giovani di adesso sono dotati di una forza incredibile di comunicazione, anche grazie ad Internet, ai telefonini, agli sms.
Il cast è di prim’ordine.
Beh, accanto a me ci sono la bellissima Maria Grazia Cucinotta, che tra l’altro produce anche il film, con la sua società Italian Dream Factor, e poi Alessandro Haber, Rosario De Cicco e Claudio Coccoluto, il famoso dj di musica house, che interpreta… se stesso. Inoltre in queste settimane sto tenendo provini a Cava, Salerno e Roma per cercare dieci ragazzi tra i 18 e i 19 anni.
Il film sarà co-prodotto anche da Rai Cinema?
Mi auguro di sì. Entro il 30 aprile dovremo avere la risposta. E anche questa volta il film sarà girato a Cava.
Come si descrive Pasquale Falcone?
Sono istrionico ed esuberante, come tutti i comici. Sul lavoro sono pignolo, meticoloso, preciso.
Quest’anno lei compie 50 anni di età. E’ il momento dei bilanci…
Sto già organizzando la festa. Sul biglietto d’invito scriverò che i miei primi 50 anni sono stati “eccezionali e deludenti”.
Perché?
Eccezionali perché ho una famiglia splendida, quest’anno festeggio 25 anni di matrimonio, ho un lavoro che mi gratifica e ho realizzato due film partendo da zero. Deludenti perché avrei potuto fare ancora di più.
Per esempio?
Per esempio penso che ormai sia tardi per vincere l’Oscar. Ma magari, chi sa, forse sono ancora in tempo per vincere un David di Donatello…
(La Città di Salerno, 5 marzo 2006)
Carta d’identità
Pasquale Falcone, cabarettista, attore, regista, autore e produttore, è nato a Cava dei Tirreni (SA) il 13 settembre 1956
Sposato con Vincenza Bisogno
Ha due figli: Oriana (24 anni) e Vincenzo (18 anni)
Hobby: tennis
Ultimo libro letto: Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire di Melissa P.
Film preferito: Ricomincio da tre di Massimo Troisi; Le fate ignoranti di Ferzan Ozpetek; le pellicole di Stanley Kubrick
Filmografia: "Amore con la "S" maiuscola" (2002); "Lista civica di provocazione (San Gennaro votaci tu)" (2005).
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