Storie – Il fisico che vendette l’anima a Hitler

di Mario Avagliano

   Un fisico brillante, che a 23 anni aveva già scoperto la meccanica quantistica, due anni dopo nel 1927 elaborava il principio di indeterminazione, ed ad appena 31 anni si si aggiudicava il Nobel per la fisica. Ma che non mosse un dito quando i suoi colleghi ebrei furono perseguitati dal nazismo e anzi poi collaborò al progetto di bomba atomica di Hitler. È la storia oscura di Werner Karl Heisenberg, raccontata in uno straordinario romanzo dallo scrittore francese Jérôme Ferrari, dal titolo “ll principio” (e/o, pagine 137). Un uomo timido, di grande intelligenza, che amava la musica e le passeggiate nei boschi.
Gli scienziati in quegli anni furono costretti a drammatiche scelte. La scienza, sotto il totalitarismo, non poteva essere neutrale. E così Heisenberg, che aveva seguito con indifferenza l’ascesa di Hitler e osservato in silenzio l’espulsione degli scienziati ebrei dalle università e la fuga in America del suo amico Albert Einstein, col quale fino a poco tempo prima aveva discusso animatamente della teoria della relatività, non solo decise di restare in Germania ma partecipò anche al programma nucleare dei nazisti.
Quando i fisici tedeschi furono arrestati dai soldati americani, si giustificarono affermando che non conoscevano gli orrori della Shoah e che la loro collaborazione al programma nucleare aveva scopi puramente pacifici. Una bugia pietosa che non li assolveva affatto dalla complicità al nazismo.

(L’Unione Informa e Moked.it del 13 settembre 2016)

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