Storie - La legge del sangue

di Mario Avagliano

  L’enigma del nazismo resta ancora da scoprire. Come fu possibile che un'intera nazione, civile come la Germania, poté essere coinvolta o complice dell'orrore?  Lo storico Johann Chapoutot in “La legge del sangue” (Einaudi, pp. 472) tenta di spiegare il mistero, analizzando come si formò e quali erano i fondamenti di quello che oggi si definirebbe lo storytelling nazista. Un lavoro di ricerca compiuto esaminando una serie incredibile di libri, articoli, documenti, immagini, film, prodotti nell'arco di circa mezzo secolo in Germania da filosofi, giuristi, medici, antropologi, biologi, storici, etnologi, studiosi delle razze, chimici, e persino botanici o zoologi, ma anche registi o giornalisti.

Secondo Chapoutot l'insieme della «cultura » nazista converge verso un focus fondamentale: la «legge del sangue», una presunta legge della natura che, nelle intenzioni di Adolf Hitler e dei suoi discepoli, prescriveva la rigenerazione della razza attraverso politiche d'intervento sulla procreazione, la salute e la conservazione del «sangue tedesco», liberandolo da tutti i possibili agenti di contaminazione. L’obiettivo era quello di rendere la pura razza ariana capace di combattere i nemici, regnando sul mondo.

Sulla base di questa tesi, Chapoutot presenta nel suo saggio una specie di guida o cartografia “dei discorsi, saperi e credenze che lentamente ma in modo inesorabile resero possibile e dotarono di significato il terrore, i crimini e le pratiche di sterminio che furono l'architrave della politica nazista”.

(L'Unione Informa e Moked.it del 19 luglio 2016)

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