Storie – La decisione di Thomas Mann

di Mario Avagliano
 
 Nella notte buia d’Europa nella prima metà del Novecento, ci fu un intellettuale tedesco che ebbe il coraggio di denunciare il nazismo e l’antisemitismo. Un romanzo di Britta Böhler, «La Decisione», appena uscito per i tipi di Guanda, ci racconta in modo mirabile lo stato d’animo dello scrittore nei tre giorni (dal 31 gennaio al 2 febbraio 1936) in cui, dall’esilio in Svizzera, decise di esporsi e di pubblicare sul giornale Neue Zurcher Zeitung una lettera durissima nei confronti del regime di Hitler.

Una scelta difficile per uno scrittore che si considerava un patriota e che appena tre anni prima aveva dedicato al suo Paese il premio Nobel per la letteratura: "Depongo questo premio mondiale ai piedi della Germania e del mio popolo". Ma una scelta necessaria. Come aveva scritto nella lettera, era convinto che "Dall'attuale governo tedesco non può venire nulla di buono né per la Germania né per il mondo".
Parole profetiche le sue, anche sull’antisemitismo: "L'odio dei tedeschi o dei loro governanti per gli ebrei è il tentativo di scrollarsi di dosso legami di civiltà e minaccia di portare a un orribile e sciagurato allontanamento tra la terra di Goethe e il resto del mondo".
Il suo coraggioso appello non fu raccolto. Ma la sua «decisione» e il suo coraggio restano un esempio straordinario di come ci si debba opporre alle dittature e all’orrore.

(L’Unione Informa e Moked.it del 14 giugno 2016)

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