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Storie – La famiglia De’ Rossi tra genealogia e Storia

di Mario Avagliano

Dedicarsi alla genealogia, ovvero accertare per via documentale, risalendo indietro nel tempo, i legami di parentela che intercorrono tra i membri di una o più famiglie, può essere assai utile per rileggere con occhi diversi certe pagine della Storia di una nazione come l’Italia. Si prenda ad esempio il volume appena uscito «La famiglia De’ Rossi. Vicissitudini di una famiglia ebraica da Gerusalemme a Roma e da Roma nel mondo...», di Elena Rossi Artom (Giuntina). Apparentemente la ricostruzione dell’albero genealogico della famiglia MeAdumim, tradotto in ebraico con De’ Rossi (anche se in italiano il De’ non è stato conservato in tutti i suoi rami e vi sono anche molti Rossi ebrei), potrebbe sembrare una ricerca fine a se stessa. In realtà nelle vicende di questa famiglia c’è inscritta la ricchezza e la vivacità del rapporto tra gli ebrei e l’Italia.
Partiamo dall’inizio. I MeAdumim furono una delle famiglie nobili deportate da Tito Flavio Vespasiano come trofeo di guerra a Roma, dopo la guerra in Giudea e la distruzione del secondo Tempio in Gerusalemme. Elena Rossi Artom ipotizza che il luogo di origine di questa famiglia deportata nella capitale fosse la zona vicina a Gerusalemme denominata Adumim, nome esistente ancora oggi. Nei secoli successivi la famiglia MeAdumim sparse i suoi rami in molte città italiane, tra cui Ancona, Ferrara, Firenze, Livorno, Torino, Cento, Venezia, Trieste.
Per rendersi conto del fecondo rapporto tra gli ebrei e l’Italia, basta scorrere alcuni dei nomi della galleria di personaggi illustri di questa famiglia citati da Elena Rossi Artom: il poeta Salomone De Rossi, che compose un’elegia su un terremoto dell’anno 1269 in Ancona, e la moglie amanuense Paula Anav; suo nipote Moise De’ Rossi, autore del Sefer HaTadir; il poeta Immanuel Romano, detto Immanuel Giudeo, sempre del XIII secolo; il medico Angelo De’ Rossi, che nel Quattrocento operava a Cesena, con il permesso del papa Pio II; i banchieri romani De’ Rossi, che dopo il XVI secolo potettero svolgere la loro attività solo nei confronti dei loro correligionari.
Due dei più famosi esponenti della famiglia furono certamente Azarià De Rossi, autore del Me’or ‘Einayim, nato a Mantova e deceduto a Ferrara nel 1578, e Salomone De Rossi, compositore che visse alla Corte dei Gonzaga a Mantova.
Anche il bisnonno dell’autrice apparteneva a quella famiglia: Salomone De Rossi, nato ad Ancona nel 1832, era uno stimato Sofer (scriba), insegnante e officiante nella sinagoga.
Arrivando al Novecento, come non ricordare il partigiano Walter Rossi, nato a Ferrara, nome di battaglia ‘Zanzara’, fucilato al Pian del Lot, vicino a Torino. E un altro appartenente a questa famiglia ucciso dai nazifascisti fu Alfred De’Rossi, avvocato di Tunisi, sionista, paracadutato in Sicilia e ivi fucilato.

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