16 ottobre con il Presidente Monti: "Mai più soli di fronte a chi pratica l'odio"
di Adam Smulevich e Lucilla Efrati
“Non c'è futuro senza Memoria”. Uno slogan che ha accompagnato l'intensa giornata vissuta ieri a Roma con la marcia della Memoria in ricordo del rastrellamento nazifascista al Portico d'Ottavia, la visita del presidente del Consiglio Mario Monti ai locali del Tempio Maggiore e del Museo Ebraico e la presentazione del disegno di legge contro il negazionismo al Senato.
Accolto all'ingresso del Tempio spagnolo dal presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, dal presidente della Comunità ebraica capitolina Riccardo Pacifici e dal rabbino capo rav Riccardo Di Segni, il presidente del Consiglio ha pronunciato parole di grande significato e spessore. “La presenza ebraica in Italia, forte in questa città di oltre 2mila anni di storia – il messaggio del professore – è un fattore di ricchezza per tutta la collettività come testimonia il lavoro svolto per il bene e per il progresso comune da numerosi esponenti di questa antichissima e radicata realtà. Dall'economista Franco Modigliani al rabbino emerito Elio Toaff, grandi uomini e protagonisti del nostro tempo che è un onore poter ricordare in questa circostanza”. Assieme a Monti, a testimoniare l'impegno nel segno della coesione, dell'unità e dell'integrazione di tutta la squadra di governo, i ministri Severino, Riccardi e Barca. Seduti al loro fianco i Testimoni romani della Shoah e i familiari di Shlomo Venezia.
Rivolgendosi alla platea, prima negli spazi più intimi del Tempio Spagnolo – dove era presente anche una delegazione della Jewish Federation of North America guidata da Richard Sandler e Cindy Shapira – e successivamente a Largo 16 ottobre, di fronte alle migliaia di persone ritrovatesi in piazza per non dimenticare gli accadimenti di quel terribile autunno del 1943, Monti ha rassicurato gli ebrei italiani (“Non vi lascio soli davanti a forme di negazionismo, revisionismo o minimizzazione della Shoah”) per poi soffermarsi sulle insidie striscianti dell'antisemitismo, sia esso palese o abilmente mascherato sotto altre vesti (“Faccio mie le parole del Capo dello Stato: No all’antisemitismo anche quando esso si traveste da antisionismo”) e quindi chiamare a un forte e consapevole impegno tutti quei cittadini che si riconoscono nei valori democratici affinché non lascino tregua a chi, sfruttando un momento di crisi non soltanto economica ma anche morale, propugna odio e violenza verso le identità 'altre' – immigrati, rom, omosessuali. Identità presenti in gran numero alla marcia della Memoria, come ha sottolineato il leader di Sant'Egidio Marco Impagliazzo ricordando il crescente consenso che negli anni ha accolto questo appuntamento.
Sicurezza e speranza. Queste le due richieste del rabbino capo al presidente del Consiglio. “Non possiamo dimenticare – ha spiegato rav Di Segni – che l'uomo è capace di arrivare all'abisso dell'abiezione e che il male è dentro di noi e tutto intorno a noi. La partecipazione di così tante persone a questo evento testimonia una presa di coscienza fondamentale che ci aiuterà a combattere chi semina odio”. Un pensiero condiviso dal presidente Pacifici: “Oggi – scandisce soffermandosi sui vari momenti che hanno caratterizzato la giornata – abbiamo scritto una pagina storica per il nostro paese.
Oggi, consapevoli della vicinanza delle istituzioni, riaffermiamo il fatto che gli ebrei non hanno paura, non si fermeranno, non chineranno più la testa di fronte ai loro nemici”. “In questa serata così emozionante e significativa – aveva precedentemente affermato Renzo Gattegna, affiancato sul palco dal vicepresidente UCEI Roberto Jarach – voglio rivolgere un pensiero deferente e affettuoso ai Testimoni della Shoah le cui parole hanno illuminato e continuano a illuminare le coscienze di migliaia di giovani indicando a noi, alle nuove generazioni, ai nostri figli e ai nostri nipoti, la strada da seguire perché, attraverso la testimonianza e la conoscenza, quei crimini non abbiano a ripetersi mai più e contro chiunque”.
Consenso bipartisan all'introduzione di una legge sul negazionismo è stato intanto espresso dai senatori Gasparri, Finocchiaro, Amati e Malan nel corso di una conferenza stampa svoltasi ieri pomeriggio a Palazzo Madama. Ad aprire l'incontro le parole del presidente del Senato Renato Schifani. "Nelle nostre società evolute – il suo messaggio – troppe forme anche se ambigue e mascherate di razzismo e antisemitismo sono ancora presenti, anche se in ambiti limitati, ma non per questo meno insidiosi. Negare tendenziosamente la verità e minimizzare una delle più grandi tragedie umane del nostro tempo non è tollerabile. Anzi, deve essere perseguibile". Favorevole all'iniziativa anche la professoressa Donatella Di Cesare, autrice del recente saggio Se Auschwitz è nulla.
Il Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Renzo Gattegna durante
la cerimonia ha pronunciato il seguente discorso:
Illustre Presidente, Illustri autorità,
amici della Comunità di S. Egidio, cari amici presenti,
dopo la toccante cerimonia in ricordo di Stefano Gaj Taché con la presenza del Presidente della Repubblica, ci incontriamo oggi per un'altra commemorazione, quella della tragica deportazione di oltre mille ebrei romani il 16 ottobre del 1943. Sono stati due drammatici eventi molto diversi fra loro, decisamente incomparabili, ma che hanno avuto alcuni aspetti in comune. Innanzitutto il luogo, questo breve spazio che si estende tra il Portico di Ottavia e la piazza delle Cinque Scole, e poi le vittime.
Il 9 ottobre del 1982 è stato ucciso un bambino ebreo.
Il 16 ottobre del 1943 i nazisti, con la complicità e la correità del regime fascista, deportarono nei campi di sterminio intere famiglie e con esse molti bambini, nessuno dei quali fece più ritorno.
Questo cinico accanimento contro i bambini, alcuni addirittura neonati, è stato un comportamento ricorrente della barbarie nazista e fascista, un tratto distintivo di coloro che divennero seguaci di ideologie di stampo razzista e arrivarono ad annullare la propria umanità al punto di non riuscire più a riconoscere e a distinguere l'umanità delle altre persone.
La Shoah riguarda tutti.
Della Shoah gli ebrei sono stati le vittime predestinate, ma gli ebrei non sono, non vogliono essere e non saranno mai il popolo della Shoah.
I veri protagonisti sono stati tutti coloro che, con criminale ferocia, la idearono, la progettarono e la realizzarono, coloro che parteciparono assistendo a quei fatti compiacendosene o anche rimanendo indifferenti, videro e tacquero.
Gli ebrei, come vittime e come testimoni diretti, possono continuare ad offrire a tutte le persone in buona fede collaborazione per studiare e decifrare qualcosa che li ha coinvolti drammaticamente.
Voglio a questo proposito rivolgermi con deferenza e con affetto ai Testimoni della Shoah, alcuni dei quali sono qui con noi questa sera.
Le loro parole hanno illuminato e continuano a illuminare le coscienze di migliaia di giovani indicando a noi, alle nuove generazioni, ai nostri figli e ai nostri nipoti, la strada da seguire perché, attraverso la testimonianza e la conoscenza, quei crimini non abbiano a ripetersi mai più e contro chiunque.
Una promessa che rinnoviamo oggi, in questa piazza, dove pochi giorni fa due ali di folla hanno dato l'ultimo commosso saluto a Shlomo Venezia, l'uomo che ci ha spiegato a quale terribile compito fossero chiamati i Sonderkommando.
Ho detto che la Shoah non riguarda solo gli ebrei e voglio spiegare qual è il senso di questa affermazione.
La Shoah è stata il primo e il più grande sterminio programmato e attuato nell'era moderna al quale hanno concorso varie discipline: la filosofia, la storia, la teologia, la politica, la chimica, la fisica, la biologia, la medicina, l'antropologia ed altre ancora.
Tutte le branche del sapere umano sono state mobilitate e chiamate a contribuire per la realizzazione di quello che possiamo definire “lo sterminio perfetto”, “l'annientamento totale”.
Questa è la caratteristica speciale e innovativa della Shoah, l'aver creato il “modello del genocidio” e per questo costituisce ancora un pericolo per l'intera umanità.
È stata creata una nuova specie di virus di laboratorio che, se sfuggisse al controllo, potrebbe diffondere una nuova letale epidemia. Cari amici, per questo siamo qui tutti gli anni e ci incontriamo al di là e al di sopra delle nostre specificità e delle nostre diversità, per combattere questo comune nemico.
Dobbiamo sempre ricordarci che, se qualcosa è già avvenuto, potrebbe anche ripetersi in forme simili o in forme diverse ma che, dopo la Shoah, chiunque in futuro volesse ripercorrere una simile strada, ad essa certamente dovrebbe ispirarsi per la sua scientifica efficacia.
Voglio concludere parlando del presente.
Nell'attuale periodo storico penso di poter affermare che è apparso un nuovo sintomo che ci aiuta ad individuare più facilmente e più velocemente i nostri potenziali persecutori; sono coloro che si considerano gli eredi culturali e spirituali del nazismo e del fascismo, sono coloro che non si vergognano di proseguire, per ora solo sul piano della propaganda, quell'opera di annientamento.
Come i loro ispiratori e maestri tentarono di effettuare lo sterminio, provvedendo poi a cancellare le prove dei loro misfatti, così i proseliti di oggi vorrebbero proseguire il loro lavoro cancellando la memoria di ciò che è stato attraverso un sistematico impegno a negare che la Shoah sia avvenuta o quantomeno che sia stata di dimensioni inferiori.
Ad oggi l'antisemitismo è però un'insidia lontana dall'essere completamente debellata.
Una minaccia velenosa e strisciante che ha trovato nuove pericolosissime forme di espressione nella galassia del web e che, proprio per questa sua caratteristica, per l'apparente facilità del suo contagio, non deve essere sottovalutata ma anzi contrastata con sempre maggior forza ed efficacia.
È questa una sfida anche culturale come lei stesso, illustre presidente, affermò in occasione dell'ultimo Giorno della Memoria sottolineando, in un messaggio, la necessità sempre più stringente di vigilare affinché questi rigurgiti non intacchino gli sforzi compiuti dalla collettività in favore di un consolidamento della convivenza civile al quale stiamo tutti lavorando con grande slancio e intensità.
Negazionismo e antisemitismo non sono soltanto fenomeni odiosi in sé ma lo specchio di una crisi di valori che ci riguarda tutti da vicino e che richiede una nostra ferma risposta con gli strumenti e i mezzi più adeguati.
(L'Unione Informa, 17 ottobre 2012)
- Pubblicato in News