Storie – Canessa, il poliziotto giusto

di Mario Avagliano

Nell’Italia occupata del 1943-1945 era possibile anche un’altra scelta, oltre a quella del collaborazionismo di Salò con i tedeschi o dell’indifferenza. A testimoniarlo, a rischio della propria vita, ci furono uomini come Mario Canessa, scomparso – come ha scritto L’Unione Informa qualche giorno fa – lo scorso 7 luglio a Livorno, all’età di 97 anni.
La sua storia merita di essere ricordata.
Canessa, nato a Volterra (Pisa) il 20 novembre 1917, fece carriera nella polizia, iniziando come semplice agente e raggiungendo, dopo la guerra e la laurea in giurisprudenza all’Università Cattolica di Milano, l’incarico di dirigente generale al Ministero degli Interni.
Durante il periodo della Repubblica Sociale Italiana e dell’occupazione tedesca, Canessa si diede da fare per prestare aiuto a diversi ebrei perseguitati, sia nella sua città natale, a Volterra, dove con l’aiuto della sorella Oretta indirizzò il dottor Emerico Lukcas, medico dentista, presso la casa di una famiglia amica, sia a Tirano, in Valtellina, dove all’epoca abitava e dove nel settembre e ottobre del 1943 ospitò due ebree ungheresi, Flora Lusz e la figlia Noemi Gallia, aiutandole poi a fuggire in Svizzera.
Canessa si arruolò subito dopo l’armistizio nella prima banda partigiana della Valtellina e si adoperò in favore degli ebrei anche quale agente della polizia di frontiera al confine italo-svizzero, in contatto il Cln di Tirano, in particolare con l’avvocato Tommaso Solci. Infatti, la notte del 10-11 dicembre 1943, assieme al brigadiere Giovanni Marrani, condusse verso la salvezza, al di sopra del valico di Sasso del Gallo, il giovanissimo Ciro De Benedetti, milanese di 8 anni, tuttora vivente, affidando la nonna di questi, Corinna Siszi, ottuagenaria e claudicante, al compagno Pietro Vettrici, che la trasportò a spalle fino a Campocologno e la consegnò all’ufficio rifugiati.
Analoghe missioni Canessa svolse per portare al sicuro in Svizzera numerosi ex prigionieri di guerra.
Canessa è stato dichiarato “Giusto fra le Nazioni” il 24 gennaio 2008. La sua vicenda è stata ricostruita da Mario Zucchelli, giornalista del Tirreno, nel libro “Questo strano coraggio”,pubblicato dal Comune di Livorno nel 2010.
Fino ad allora Canessa aveva mantenuto il riserbo sulla sua attività di quegli anni. Una modestia esemplare, come dimostra la sua testimonianza sul salvataggio del bambino: «Mi dissero solo: devi portarlo di là. Macché eroe, tutti quanti lo facevamo o l’avremmo fatto. Per capirsi: neanch’io credevo di combinare chissacché. Ma la cosa giusta sì: portarlo di là». Già, la cosa giusta. Ma in quanti la fecero?

(L'Unione Informa e Moked.it del 15 luglio 2014)

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Storie - "La guerra che non ho combattuto"

di Mario Avagliano

Come si stava dalla parte di chi è perseguitato durante una guerra violenta come quella del 1939-1945? Ce lo racconta il diario di Giulio Supino, “Diario della guerra che non ho combattuto. Un italiano ebreo tra persecuzione e Resistenza”, appena uscito per i tipi di Aska Edizioni, a cura di Michele Sarfatti, che firma anche la prefazione.
Supino, professore di Idraulica espulso dall’Università nel 1938 perché ebreo, appuntò su alcuni taccuini nel 1939-1940 e nel 1943-1945 (per il periodo intermedio sono conservati fogli sparsi) le sue impressioni sulla vita di quegli anni a Bologna, le vicende belliche, la persecuzione antiebraica, l'inizio del suo impegno antifascista, e poi la Resistenza nelle fila del Partito d'Azione, la partecipazione alla vita sociale, lo studio, la rete amicale, la vita clandestina con la famiglia a Firenze nel 1943-1944, e l'impegno nella ricostruzione, fino al rientro a Bologna appena liberata.
Annotazioni che riflettono lo stato d’animo di chi è perseguitato, come quando nell’agosto del 1939, ripensando alla campagna di stampa che parla di “ebrei guerrafondai”, Supino di fronte all’opportunità che la consorte Camilla torni da Londra in Italia, scrive: “io non mi sento di affidare moglie e figlia a questi f.(ascisti)”.

Dal diario emerge il comportamento indifferente e spesso complice di gran parte della popolazione italiana (con delle eccezioni, per fortuna) sia di fronte all’applicazione delle leggi razziste del ’38 e sia, a seguito dell’armistizio del settembre ‘43, di fronte alla persecuzione delle vite messa in atto dai tedeschi con l’aiuto dei fascisti di Salò. Quando si scatena la caccia agli ebrei, l’impiegato della questura Vincenzo Attanasio, col quale è in contatto per conto della Resistenza, gli confessa: “Non avete idea della cattiveria umana. Valanga di lettere anonime. Spie ebree”.

L'inusuale "non" contenuto nel titolo rimarca il suo non aver combattuto nell'esercito italiano, perché ebreo, e non aver partecipato militarmente alla Liberazione di Firenze, perché ferito. Ma come scrive Sarfatti nella prefazione, in realtà Supino, che era reduce della Grande Guerra, combatté “varie guerre: quella per difendere e conservare la dignità propria e dei famigliari calpestata dall’antisemitismo di Stato, nonché la sua specifica dignità di studioso preparato e appassionato; quella per riaffermare i valori della democrazia; quella per la giustizia e la libertà reclamate dal PdA; quella per salvare la vita del suo nucleo famigliare, dei parenti prossimi, di altri ebrei braccati”.
Cronache di guerra e di persecuzione. Rare e quindi preziose. Da leggere con attenzione, con un occhio al presente, alla nostra Europa dove purtroppo sembra soffiare di nuovo un vento antisemita.

(L'Unione Informa e Moked.it del 12 agosto 2014)

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Storie - Il censimento del 1938

di Mario Avagliano

Anche nel Novecento, in estate la burocrazia andava in vacanza. Ma in quell’agosto del 1938 il regime fascista di Benito Mussolini richiamò in servizio prefetti, uffici comunali, carabinieri, responsabili del partito e via dicendo, per affidare loro il delicato compito del censimento degli ebrei in Italia. L’operazione fu ordinata con priorità assoluta, con la richiesta ai funzionari di mantenere massima segretezza sulla procedura (nei telegrammi la parola ebreo era in cifra e corrispondeva a 24535).
«Avverto – scrisse prima di Ferragosto il Prefetto di Firenze al podestà, fotografando bene lo spirito dell’iniziativa – che il lavoro di rilevazione dovrà essere compiuto fascisticamente, con celerità ed assoluta precisione, sotto la Vostra personale direzione e responsabilità».
Il censimento doveva rispecchiare la situazione alla mezzanotte del 22 agosto. E così in quei giorni centinaia di incaricati comunali si presentarono in qualche decina di migliaia di abitazioni sparse nella penisola per consegnare il foglio di rilevazione, andando a scovare gli ebrei anche nelle case per la villeggiatura.
Un’attività che venne svolta con scrupolo. I funzionari si diedero un gran da fare per contribuire al censimento, spesso andando a controllare lo status razziale di cittadini ignari dai cognomi inusuali o esotici per indagare se per caso fossero ebrei. Né mancarono privati cittadini che collaborarono all’operazione con segnalazioni alle autorità competenti, quasi sempre anonime, come ho raccontato assieme a Marco Palmieri nel libro “Di pura razza italiana”.
Nonostante la complessità dell’operazione i dati vennero raccolti e consegnati entro i tempi previsti. Gli ebrei presenti in Italia risultarono 58.412 (aventi per lo meno un genitore ebreo o ex ebreo). Vennero classificati come «ebrei effettivi» 46.656, di cui 9.415 stranieri, pari all’1 per mille della popolazione complessiva.
Il censimento fu il primo test per misurare la tenuta della pubblica amministrazione e delle diramazioni locali del partito di fronte all’imminente persecuzione. Test fascisticamente superato. L’Italia era pronta alle leggi razziali. Anzi, razziste.

(L'Unione Informa e Moked.it del 26 agosto 2014)

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Storie – La libreria di Umberto Saba

di Mario Avagliano

Forse si è ancora in tempo per salvare la Libreria Antiquaria di Umberto Saba, uno tra i più significativi “luoghi simbolo” dell’anima culturale mitteleuropea di Trieste oltre che memoria storica del poeta. La libreria, che nel 2012 è stata dichiarata "studio d'artista" dal Ministero dei Beni Culturali, di recente ha ripreso l'attività dopo un periodo di chiusura e di abbandono. Il sindaco Roberto Cosolini e la presidente della Regione Deborah Serracchiani hanno affermato all’unisono che “è un tesoro che merita di essere preservato e valorizzato, a beneficio di Trieste e di tutta la cultura italiana" e a breve Comune e Regione dovrebbero concordare un progetto comune per tutelare il sito, catalogando i volumi e inserendolo nella rete cittadina dei “punti focali” di rilievo turistico prioritario.
Era il 1919, un anno dopo la fine della Grande Guerra, quando Umberto Saba, alias Umberto Poli, acquistò la Libreria Antica e Moderna di Giuseppe Maylaender, in via San Nicolò 30 a Trieste, grazie al lascito ereditario ricevuto da un parente. Avrebbe voluto “buttare nell’Adriatico tutti quei vecchi libri” e rivendere il locale ad un prezzo maggiorato, ma invece rimase “incantato” dai volumi e quindi decise di fare il libraio antiquario.
In quell’”antro oscuro” Saba produsse gran parte della sua opera poetica e, durante gli anni delle leggi razziste e della persecuzione, fu per lui “un rifugio al riparo degli altoparlanti” del regime fascista. La Libreria Antica e Moderna, che il suo amico Nello Stock chiamava “la bottega dei miracoli”, gli consentì infatti di avere una modesta ma dignitosa entrata economica e di potersi dedicare liberamente alla poesia.
Fu proprio con il marchio editoriale della libreria che Saba nel 1921 pubblicò a sue spese Il Canzoniere. La bottega divenne anche un luogo di incontro di artisti e scrittori, frequentato da Italo Svevo, che passava quasi tutte le sere prima dell’ora di chiusura, Carlo Levi, Comisso, Stuparich, Giotti. Era qui che Saba vendeva libri, lavorava, scriveva, discuteva, incontrava amici antifascisti, come Eugenio Colorni, e dove trascorse circa quarant’anni, fino alla sua morte.
Dopo il varo delle leggi razziste del 1938, Saba fu costretto a cedere formalmente l’attività al commesso Carlo Cerne, detto “Carletto”, e progettò di espatriare con la famiglia a Parigi. Ma il tentativo fallì, il poeta si trovò in forte difficoltà economica e solo l’aiuto di alcuni amici letterati (tra i quali Enrico Falqui, Curzio Malaparte, Ardengo Soffici e Giuseppe Ungaretti) gli consentì di andare avanti.
La Libreria è ora gestita da Mario Cerne, figlio di “Carletto”, il quale diventato socio di Saba dopo la guerra, ereditò la libreria alla morte del poeta nel 1957. Quel luogo custodisce un patrimonio librario unico, di recente restaurato dai tecnici della Biblioteca Marciana, con un finanziamento di 36 mila euro del Ministero dei Beni Culturali, ma è anche un vero e proprio monumento della memoria.
Chi visita a Trieste e va sulle tracce dei tre grandi geni della letteratura mondiale legati a questa splendida città (James Joyce, Italo Svevo e Umberto Saba), per quanto riguarda il poeta - oltre alla libreria - trova solo i versi dedicati alla Triestina incastonati sulle mura dello Stadio Nereo Rocco (“Anch'io tra i molti vi saluto, rosso-alabardati, / sputati dalla terra natia, / da tutto un popolo amati”) e la statua di bronzo di Nino Spagnoli in via Dante (accanto a quelle di Svevo e Joyce), che però è ciclicamente presa di mira da atti di vandalismo, con l’asportazione della pipa e del bastone. Salvare la Libreria Saba sarebbe quindi un atto meritorio.

(L'Unione Informa e Moked.it del 14 ottobre 2014)

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Storie – I 90 anni di Gianfranco Moscati

di Mario Avagliano

Il prossimo 30 dicembre Gianfranco Moscati compirà 90 anni. Nacque nel 1924, ultimo di cinque figli, in viale Certosa a Milano, e nel dopoguerra ha vissuto tra Napoli e Locarno, in Svizzera.
A queste tre terre è legata la sua storia. A Milano, dopo l’emanazione delle leggi razziste del 1938, subì la persecuzione fascista e, dopo l’8 settembre del 1943, anche quella nazista, e fu costretto a rifugiarsi con la famiglia in Svizzera. A Napoli si trasferì nel 1952, al seguito del fratello Sandro, per motivi di lavoro, e s’innamorò della città del Vesuvio e vi restò per più di cinquant’anni.

Dal 1967 Moscati ha cominciato a raccogliere documenti, lettere, cartoline, oggetti, libri e francobolli sui temi dell’ebraismo, dell’antisemitismo e delle persecuzioni, in Italia e in Europa. Preziosa la sua attività nell’esporre e pubblicare quanto trovato (fra i lavori più recenti, “Racconti ebraici”, scritto a quattro mani con Gustavo Ottolenghi). Moscati ha donato una parte della sua straordinaria collezione all’Imperial war museum di Londra, che gli ha dedicato una sezione del suo sito web, e una parte al Meis, il Museo dell’ebraismo italiano di Ferrara.
Il grande collezionista celebra il suo genetliaco in modo originale, con un libretto intitolato “I 90 anni di Gianfranco Moscati”, in cui ricorda il suo impegno di solidarietà per l’Ospedale pediatrico Alyn, centro di riabilitazione di Gerusalemme e per due realtà napoletane, l’istituto comprensivo “Scialoja-Cortese”di San Giovanni a Teduccio e l’Associazione per i bambini “Gioco, immagine e parole”, sempre di San Giovanni a Teduccio. Un impegno tradottosi nell’acquisto di attrezzature, laboratori e strumenti. Chi vuole contribuire, può contattarlo all’e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

(L'Unione Informa e Moked.it del 28 ottobre 2014)

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Storie – Il busto di Azzariti, il giurista antisemita

di Mario Avagliano

Da presidente del Tribunale della Razza a presidente della Corte Costituzionale. Il suo busto “adorna” tuttora il corridoio della Suprema Corte (così come tante strade in giro per l’Italia sono ancora intitolate a personaggi razzisti e antisemiti). È la storia paradossale del napoletano Gaetano Azzariti.
Ne avevamo già parlato io e Marco Palmieri nel libro “Di pura razza italiana”. La sua vicenda è stata approfondita da Massimiliano Boni, consigliere della Corte costituzionale, in un saggio sulla rivista del Mulino«Contemporanea», di cui ha parlato anche Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera. Boni ha ricostruito la vita di Azzariti e il suo ruolo importante nella burocrazia razzista del regime di Mussolini, e ha censito 45 libri, saggi e discorsi vari nel catalogo delle biblioteche italiane, con il suo nome nel titolo o tra gli autori. Neppure uno cita la sua fede fascista e la sua consapevole scelta razzista.

Misteriosamente nel dopoguerra tutti gli atti del Tribunale della Razza sparirono. Nel “riciclaggio” di Azzariti ebbe un ruolo anche il leader comunista Palmiro Togliatti, che lo prese come suo collaboratore al ministero della Giustizia. Qualche anno dopo, nel 1957, divenne presidente della Corte Costituzionale. Una storia livida e vergognosa. Una testimonianza del passato razzista degli italiani colpevolmente oscurato dalla classe dirigente dell’epoca e che solo oggi riaffiora.

Ps: Della vicenda di Azzariti, si è occupata diversi anni fa anche Barbara Raggi, con un articolo su il manifesto, citato da Michele Sarfatti nel suo "Gli ebrei italiani durante il fascismo", e più di recente con il libro “Baroni di Razza”.

 

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Gli ebrei sotto la persecuzione in Italia

In libreria "Gli ebrei sotto la persecuzione in Italia" di Mario Avagliano e Marco Palmieri: la storia della persecuzione razziale attraverso le lettere e i diari delle vittime

 
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(Einaudi, 390 pagine, 15 euro)
 
Gli ebrei sotto la persecuzione in Italia. Diari e lettere 1938-1945La persecuzione degli ebrei in Italia, dalle leggi razziali del 1938 al ritorno dei pochi sopravvissuti dai campi di sterminio tra il 1945 e il 1946, raccontata per la prima volta attraverso la viva voce delle vittime, “registrata” giorno per giorno in centinaia di lettere e diari per lo più inediti dell’epoca.
 
Dalla recensione di Aldo Cazzullo, Corriere della Sera:
Un saggio importante, che ricostruisce l’intera vicenda storica della tragedia degli ebrei  in Italia attraverso gli scrittidei perseguitati, inquadrati da un'ampia ricostruzione  storica e raccolti in forma di antologia.
Il volume – come scrive Michele Sarfatti nella prefazione – ci consegna “una storia corale di quell’evento, tramite le parole di chi ne fu vittima, fissate sul momento in forma di lettera o diario”. Si va dall’incredulità per il Manifesto e le leggi razziali («Sarò tagliato fuori dalla vita del mio paese che ho tanto amato» scrive il poeta Umberto Saba; «Come è possibile che non sia più ritenuto degno di essere figlio d’Italia?» si domanda un reduce della prima guerra mondiale), alla scelta estrema del suicidio per l’umiliazione e l’emarginazione subita («debbo dimostrare l’assurdità malvagia dei provvedimenti razzisti» è l’ultimo scritto dell’editore modenese Formiggini); dalla reclusione nei campi di internamento italiani («Volentieri mi tramuterei in un uccello per respirare l’aria libera» scrive una bimba a Ferramonti), alla cronaca dal vivo degli eccidi (come all’Hotel Meina) e delle arresti di massa (a Roma il 16 ottobre 1943 e in altre città); dalla fuga in Svizzera alla vita in clandestinità, alla partecipazione alla Resistenza, fino alla cattura, alla raccolta nei campi di Fossoli e Bolzano e agli ultimi disperati biglietti lanciati di treni (“Con il cuore afflitto lascio la mia terra natia”, “Siamo in viaggio per terre lontane pieni di fiducia”, “Ti scrivo in treno. Salvatevi!”). Il flusso della scrittura s’interrompe solo con la deportazione e il vuoto che ne deriva è colmato solo in parte dagli scritti dei pochi sopravvissuti durante il ritorno a casa che chiudono il volume (Primo Levi, in una di queste lettere inedite, anticipa i contenuti de La Tregua).
Gli autori delle lettere e dei diari sono sia personaggi noti - come Umberto Saba, Gino Luzzatto, Leone Ginzburg, Vittorio Foa, Emanuele Artom, Emilio Sereni, Leone Ginzburg e Primo Levi – sia “persone comuni”, uomini, donne e bambini di tutta Italia e di ogni ceto sociale. La raccolta è frutto di un’accurata ricerca durata anni negli archivi pubblici, privati e di famiglia in Italia e all’estero. Ne viene fuori un libro che, come osservano i due autori nell’introduzione, è “un affresco storico che assume un significato particolare anche perché costituito di parole scritte dalle vittime di una persecuzione e di un crimine che il nazifascismo voleva mettere a tacere ed annientare, e che invece sono arrivate fino a noi, lasciandoci traccia tangibile, prova storica inconfutabile e memoria indelebile di ciò che è stato”. Cercando di non dimenticare che “l’invito di Primo Levi a meditare su ciò che è stato – scrive Sarfatti nella prefazione - vale non solo per ciò che accadde ad Auschwitz, ma per tutto ciò che è documentato dai brani riuniti da Avagliano e Palmieri nelle pagine di questo libro”.
 
pallanimred.gif (323 byte) L'audio di una presentazione del libro nelle scuole (al Liceo Scientifico "Rummo" di Benevento)
 
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LE RECENSIONI (quotidiani nazionali)
pallanimred.gif (323 byte) La memoria è giustizia, editoriale del Corriere della Sera, di Ferruccio de Bortoli (24 gennaio 2011) - apri versione word
pallanimred.gif (323 byte) La storia dal basso degli ebrei italiani, la Repubblica, di Susanna Nirenstein (21 maggio 2011)
 
pallanimred.gif (323 byte) Prima e dopo la Shoah: tutte le responsabilità italiane, Corriere della Sera, di Frediano Sessi (25 gennaio 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Lentamente trascinati verso il gorgo..., La Stampa, di Elena Loewenthal (22 gennaio 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Le parole e l'orrore, Corriere della Sera, di Aldo Cazzullo (20 gennaio 2011) - apri versione word
pallanimred.gif (323 byte) Quei diari degli orrori scritti dalle vittime, Il Messaggero (20 gennaio 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Non solo Hitler: la Shoah di Mussolini, Il Mattino (25 gennaio 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Pena, paura, coraggio: la Spoon River degli ebrei italiani, Avvenire, di Giovanni Grasso (19 marzo 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Gli spioni anni Trenta. Quei "buoni cittadini" dell'Italia littoria, L'Unità, di Nicola Tranfaglia (25 gennaio 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Leggi razziali, quella vergogna non si cancella, Giornale di Sicilia, di Antonella Filippi (31 marzo 2011)

pallanimred.gif (323 byte) Libri: lettere e diari per raccontare la persecuzione degli ebrei in Italia, Il Riformista.it (4 aprile 2011)

pallanimred.gif (323 byte) Il dramma ebraico in lettere e diari carichi di umanità, Gazzetta del Sud, di Domenico Marino (3 aprile 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Libri:   persecuzione ebrei in Italia, raccolta testimonianze, Ansa (2 aprile 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Libri:   lettere e diari per raccontare la persecuzione degli ebrei in Italia, Adnkronos (4 aprile 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Libri: esce "Gli ebrei sotto la persecuzione in Italia", Italpress (4 aprile 2011)

 
 
LE RECENSIONI (quotidiani locali)
pallanimred.gif (323 byte) Appunti di razzismo, Brescia Oggi, di Giovanni D'Alessio (25 agosto 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Appunti di razzismo, Arena e Giornale di Vicenza, di Giovanni D'Alessio (4 agosto 2011)
pallanimred.gif (323 byte) L'incontro - La Shoa e le responsabilità italiane, Corriere dell'Irpinia (30 aprile 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Si presenta il libro: Gli ebrei sotto la persecuzione in ItaliaIl Sannio quotidiano (29 aprile 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Tour della Memoria, Il Mattino Salerno (29 aprile 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Avellino - Avagliano e gli ebrei perseguitati, Il Mattino Avellino (29 aprile 2011)
pallanimred.gif (323 byte) I sopravvissuti alla banalità del male, Il Mattino Avellino (28 aprile 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Per non dimenticare le gravi responsabilità, Quotidiano di Sicilia (7 aprile 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Diari e lettere sulla persecuzione degli ebrei, La Sicilia, di Daniele Ditta (5 aprile 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Diari e lettere dall'Olocausto: presentazione a Palermo, Quotidiano di Sicilia (2 aprile 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Persecuzione degli ebrei in testi inediti, La Provincia di Frosinone, di Igor Traboni (5 marzo 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Shoah, orrore in "diretta", Gazzetta di Parma, di Christian Stocchi (27 febbraio 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Ebrei perseguitati. Avagliano rilegge i diari di un popolo, la Città di Salerno (25 febbraio 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Gli ebrei in Italia, diari e lettere, Il Mattino Napoli (25 febbraio 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Caro amico ti scrivo della persecuzione, Quotidiano della Calabria (13 febbraio 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Leggi razziali, gli italiani "maestri" dei nazisti, Il Secolo XIX (11 febbraio 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Gli ebrei sotto la persecuzione in Italia, La Nuova Sardegna (31 gennaio 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Lager: il male assoluto (le parole per dirlo), Gazzetta del Mezzogiorno (27 gennaio 2011)
pallanimred.gif (323 byte) "Diari e lettere dal '38 al 1945", la Città di Salerno (26 gennaio 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Gli ebrei e il segreto degli uomini giusti, Il Gazzettino (24 gennaio 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Leggiamo e poi fermiamoci a pensare, Nuovo Quotidiano di Puglia (19 gennaio 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Ebrei in Italia, la Repubblica Milano (20 gennaio 2011)
pallanimred.gif (323 byte) La Resistenza di tutti gli italiani, Corriere della Sera Roma (10 febbraio 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Gli ebrei sotto la persecuzione in Italia, Quotidiano di Sicilia (20 gennaio 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Olocausto, memoria di carta, Il Centro Abruzzo (26 gennaio 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Le drammatiche voci dei deportati, Il Tempo Abruzzo Molise (26 gennaio 2011)
 
LE RECENSIONI (periodici nazionali e web)
pallanimred.gif (323 byte) Diari e lettere di ebrei italiani durante il fascismo, Triangolo Rosso, n. 1-3, gennaio-marzo 2011, pp. 14-15, di Alessandra Chiappano
pallanimred.gif (323 byte) Gli ebrei sotto la persecuzione in Italia, Patria Indipendente n-2-3, di Annabella Gioia (marzo 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Gli ebrei sotto la persecuzione in Italia, www.anpi.it (marzo 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Le persecuzioni dalla voce delle vittime, Pagine Ebraiche (gennaio 2011)
pallanimred.gif (323 byte) La bufera razziale in Italia e gli scritti raccolti in una antologia, il Mensile, di Massimo Carlini (marzo 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Speciale 27 gennaio: Giorno della Memoria, Film-Tv (30 gennaio 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Gli ebrei sotto la persecuzione in Italia, www.lager.it, di Maurizio Agostinelli (gennaio 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Le leggi razziali italiane: una mostra e un libro, Ha Keillah, n. 5, di Sergio Franzese (dicembre 2010)
pallanimred.gif (323 byte) Il significato della Memoria, di Giorgia Greco, Informazionecorretta.it
pallanimred.gif (323 byte) Gli ebrei sotto la persecuzione in Italia, di Chiara Sciorilli, Bookchannel.it
 
LE RECENSIONI (periodici e siti web locali)

pallanimred.gif (323 byte) Gli ebrei sotto la persecuzione in Italia: diari e lettere 1938-1945, Palermonotizie.com (4 aprile 2011)

pallanimred.gif (323 byte) Palermo: Lunedì 4 aprile presentazione del libro "Gli ebrei sotto la persecuzione in Italia", Città Metropolitana.net (3 aprile 2011)

pallanimred.gif (323 byte) La persecuzione degli ebrei in Italia: la verità (senza preconcetti) da lettere e diari, portale web Frosinone dimmidipiù.it, di Igor Traboni (5 marzo 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Gli ebrei sotto la persecuzione in Italia, CavaNotizie (gennaio 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Gli ebrei sotto la persecuzione in Italia, NoceraNotizie (gennaio 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Gli ebrei sotto la persecuzione in Italia, www.vallibbt.com, di Paolo Monticone (febbraio 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Il dramma degli ebrei in diari e lettere testimonianze di una persecuzione, Panorama Tirreno, di Enrico Passaro (febbraio 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Gli ebrei sotto la persecuzione in Italia. Diari e lettere 1938-1945, www.cittafuturainfo.it, di Alberto Cudini (febbraio 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Shoà: il dovere di ricordare, www.ilquotidiano.it, di Martina Oddi   (29 gennaio 2011)
 
Interviste radio e tv
pallanimred.gif (323 byte) Intervista a Mario Avagliano, Italia Uno, Tg Studio Aperto, di Stefano La Marca (7 aprile 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Intervista a Mario Avagliano, Radio Rai Uno, "La Notte di Radio Uno", di Daniel Della Seta (28 gennaio 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Intervista a Mario Avagliano, Rai News 24, di Silvana Pepe (27 gennaio 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Intervista a Mario Avagliano, Radio Rai Uno, "Tornando a casa", di Enrica Bonaccorti (27 gennaio 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Intervista a Mario Avagliano, Radio 24, "L'Italia in controluce", di Daniele Biacchessi (26 gennaio 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Intervista a Mario Avagliano, Tg5, rubrica "La Lettura", di Carlo Gallucci (25 gennaio 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Intervista a Mario Avagliano, Rai Due Tg Parlamento, di Gianni Scipione Rossi (21 gennaio 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Intervista a Mario Avagliano, Rai Tre, TgR Sicilia (13 aprile 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Intervista a Mario Avagliano, Telegiornale T4 Quarta Rete - su you tube (2 febbraio 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Intervista a Mario Avagliano e Marco Palmieri, Dialogo Tv (26 gennaio 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Intervista a Mario Avagliano, Rete News (24 gennaio 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Intervista a Mario Avagliano, Cavanotizie.it e Studio Produzione 10 - su you tube  (29 gennaio 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Intervista a Mario Avagliano, Radio Amore  (2 febbraio 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Intervista a Mario Avagliano, Canale 21 Napoli  (26 febbraio 2011)
pallanimred.gif (323 byte) Intervista a Mario Avagliano, RDS (7 marzo 2011)
 
 
pallanimred.gif (323 byte) Gli autori
Mario Avagliano, giornalista e storico, è membro dell'Istituto Romano per la Storia d'Italia dal Fascismo alla Resistenza (Irsifar), della Società Italiana per gli Studi di Storia Contemporanea (Sissco) e del comitato scientifico dell’Istituto “Galante Oliva”, e direttore del Centro Studi della Resistenza dell'Anpi di Roma-Lazio. Collabora alle pagine culturali de Il Messaggero e de Il Mattino. Con Einaudi ha pubblicato: Generazione ribelle. Diari e lettere 1943-1945 (2006); Gli internati militari italiani. Diari e lettere dai lager nazisti 1943-1945 (2009); Gli ebrei sotto la persecuzione in Italia. Diari e lettere 1938-1945 (2011).
Marco Palmieri, giornalista e storico, è membro dell'Istituto Romano per la Storia d'Italia dal Fascismo alla Resistenza (Irsifar) e della Società Italiana per gli Studi di Storia Contemporanea (Sissco) e collabora col Centro Studi della Resistenza dell'Anpi di Roma. Con Einaudi ha pubblicato: Gli internati militari italiani. Diari e lettere dai lager nazisti 1943-1945 (2009); Gli ebrei sotto la persecuzione in Italia. Diari e lettere 1938-1945 (2011).

Storie – A lezione di razzismo nell’Italia fascista

di Mario Avagliano 
 
“Ma fra i nuovi conquistatori si era mescolata la razza giudaica, disseminata lungo le rive del Golfo Persico e sulle coste dell’Arabia, dispersa poi lontano dalla patria d’origine, quasi per maledizione di Dio, e astutamente infiltratasi nelle patrie degli Ariani, Essa aveva inoculato nei popoli nordici uno spirito nuovo fatto di mercantilismo e sete di guadagno, uno spirito che mirava unicamente ad accaparrarsi le maggiori ricchezze della terra. L’Italia di Mussolini, erede della gloriosa civiltà romana, non poteva rimanere inerte davanti a questa associazione di interessi affaristici, seminatrice di discordia, nemica di ogni idealità”. 
 
Così si leggeva ne "Il libro della quinta classe elementare: letture" di Luigi Rinaldi, edizione 1941, nel capitolo "Le razze", per giustificare le misure razziste adottate dal regime a partire dal 1938 nei confronti degli ebrei. È uno dei documenti presentati nella mostra "A lezione di razzismo - Scuola e libri durante la persecuzione antisemita", allestita a Bologna in occasione della Giornata della Memoria, presso il Museo Ebraico, e aperta al pubblico fino all’8 marzo. 
 
Il sistema dell’istruzione scolastica fu il primo ad essere colpito dai provvedimenti razzisti, con l’espulsione dei docenti e degli studenti ebrei dalle scuole, e fu uno degli strumenti principali del regime fascista per inoculare il veleno razzista nella popolazione italiana, in particolare nelle nuove generazioni, attraverso i libri di testo, i temi scolastici e le lezioni degli insegnanti, prendendo di mira prima le popolazioni colonizzate dell’Africa e poi gli ebrei. 
 
Lo attestano i materiali della mostra, provenienti dall’Indire, l’Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa, istituito nel 1925 con l'obiettivo di ospitare un'esposizione permanente della "scuola nuova", frutto della riforma Gentile. Libri, quaderni, diari, oltre a diverse fotografie dell'epoca, che illustrano il clima in cui crebbe la gioventù in quegli anni, fondato sul mito della superiorità della razza latina, sulla rigida divisione tra "civilizzati" e "non civilizzati", a partire dagli abitanti autoctoni delle colonie dell’Impero, e sull’esaltazione dei ragazzi bianchi e fascisti. E contribuiscono a spiegare il forte consenso alle leggi razziste degli italiani dell’epoca. Un film in bianco e nero che non fa onore all’Italia, ma che bisogna ricordare. 
 
(L'Unione Informa e Moked.it del 3 febbraio 2015)
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