Storie – Roma e il revisionismo della toponomastica

di Mario Avagliano

La storia non si riscrive con la toponomastica o con i premi alla memoria. Eppure a Roma, medaglia d’oro della Resistenza, c’è chi ne è testardamente convinto. Proprio questa mattina il Consiglio del Municipio Roma II, governato dal centrodestra, ha votato la proposta di risoluzione n. 52 avente per oggetto “Intitolazione strada a Giorgio Almirante” dell’attuale viale Liegi o di un viale di Villa Borghese, avanzata dal consigliere Roberto Cappiello del partito “la Destra” di Storace. La seduta è stata momentaneamente sospesa per le proteste dei partigiani dell’Anpi romana e di diversi esponenti politici (tra cui Carla Di Veroli), ma poi si è proceduto al voto della risoluzione, che fortunatamente è stata bocciata con il voto contrario dei 9 consiglieri del centrosinistra ma anche di un esponente del centrodestra e l’astensione di altri due (tra cui la presidente), mentre 8 consiglieri del centrodestra hanno votato a favore.

L’auspicio è che non venga più ripresentata né in questa né in altra sede. Giorgio Almirante fu infatti il segretario di redazione della rivista "La difesa della razza" (quindicinale che tra il 1938 e il 1943 fu il capofila del razzismo del regime fascista), caporedattore del "Tevere", distintosi per una campagna antiebraica già prima delle leggi razziali. Negli anni della Repubblica Sociale di Salò firmò un bando che imponeva la presentazione ai posti di polizia fascisti e tedeschi degli sbandati o appartenenti a bande, pena la fucilazione nella schiena per quanti non si fossero presentati.

Nei giorni scorsi ha provocato polemiche accese anche la decisione del sindaco Gianni Alemanno e del Campidoglio di concedere l’uso della prestigiosa Pietro da Cortona dei Musei Capitolini per la terza edizione del ‘premio Duelli-Gallitto’, un evento dedicato alla memoria dell’ausiliaria scelta di Raffaella Duelli e del comandante Bartolo Gallitto, entrambi della X MAS, organizzato dall’associazione X flottiglia MAS e da quelle Campo della Memoria ed Armata Silente.
Va ricordato che la X Mas di Junio Valerio Borghese, tra il 1943 e il 1945, oltre ad essere impegnata nelle azioni di repressione dei partigiani, agli ordini delle SS tedesche, macchiandosi di numerosi crimini di guerra, ebbe anche un carattere fortemente antisemita. La rivista della Decima, «L’Orizzonte», ospitò numerosi articoli contro gli ebrei, in particolare di Giovanni Preziosi, uno dei più importanti esponenti dell’antisemitismo di matrice fascista, in cui si sosteneva la teoria del complotto giudaico mondiale, in combutta con la massoneria.

L’Anpi di Roma ha promosso un sit in al Campidoglio ed ha parlato di “manifestazione inopportuna e impropria”, denunciando che queste organizzazioni sono “di chiara matrice nostalgica e revisionista, nate per celebrare la repubblica sociale italiana ed il fascismo”. E il presidente della comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, ha dichiarato: "Dare spazio logistico e patrocinio ad una kermesse del genere è stato un errore di valutazione, che condanniamo. Questi due signori, combatterono per un'ideologia folle, che ha portato l'Italia al baratro e che ha contribuito a costruire il clima dell'odio nei confronti dei diversi, in particolare nei confronti degli ebrei - con le leggi razziali del 1938 -. Queste persone, con l'occupazione nazista collaborarono con i tedeschi nella deportazione e nello sterminio degli ebrei".

(L'Unione Informa, 26 giugno 2012)

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Storie - Il Giusto siciliano

di Mario Avagliano
 
Domani a Favara, in provincia di Agrigento, verrà ricordato Calogero Marrone, il deportato politico siciliano morto nel Lager di Dachau e dichiarato nel 2013 "Giusto tra le Nazioni". Il programma prevede alle ore 9, in Piazza della Pace, l’inaugurazione del Giardino della Memoria, con la piantumazione di un albero della vita e la scopertura di un’epigrafe, e alle ore 10, al castello Chiaramonte, un convegno sulla figura di Marrone, con la partecipazione tra gli altri del presidente dell'Istituto Siciliano di studi ebraici Maria Antonietta Ancona, della studiosa Lucia Vincenti, del presidente e del segretario dell'Anpi di Palermo Ottavio Terranova e Angelo Ficarra e di Daniela Marrone, una delle nipoti del Giusto.
 
Antifascista, classe 1889, Marrone era capo dell’Ufficio anagrafe del Comune di Varese e dopo l’8 settembre del 1943 entrò a far parte del gruppo partigiano "5 Giornate del San Martino". In quel periodo Varese, città di frontiera, divenne la meta di numerosi antifascisti ed ebrei, desiderosi di tentare il passaggio nella vicina e neutrale Svizzera, considerata la terra della salvezza. 
Marrone approfittò del suo incarico al Comune per rilasciare documenti d’identità falsi ad ebrei ed antifascisti, permettendo così loro di superare il confine e di salvarsi. Scoperto a causa di una delazione, venne arrestato il 7 gennaio 1944 da ufficiali della Guardia di Frontiera tedesca e, prima di essere deportato nel Reich, venne rinchiuso e torturato nelle carceri di Varese, Como e S. Vittore a Milano e nel campo di  concentramento di Bolzano. Morì nel Lager di Dachau il 15 febbraio del 1945, ufficialmente di tifo.
A Marrone avevano dedicato un libro, nel 2003, Franco Giannantoni e Ibio Paolucci, Un eroe dimenticato (edizioni artirigere). Una curiosità: una delle nipoti del Giusto siciliano, Manuela, è la moglie dell’ex leader della Lega Umberto Bossi.
 
(L'Unione Informa e Moked.it del 17 marzo 2015)
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Storie - Palatucci e il metodo storico

di Mario Avagliano
 
In attesa del 17 dicembre, data in cui la commissione di studiosi incaricata dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane di fare chiarezza sulla figura dell’ex questore di Fiume Giovanni Palatucci, proclamato Giusto tra le Nazioni dallo Yad Vashem nel 1990, dovrebbe presentare le conclusioni dei suoi lavori, due nuovi libri cercano di portare un contributo al dibattito.
 
Uno è opera del giornalista Nazareno Giusti, “Giovanni Palatucci. Una vita da (ri)scoprire” (Tra le Righe Libri, pp. 160) e l’altro è dello storico e giornalista dell’Osservatore Romano Giovanni Preziosi, “L’affaire Palatucci. ‘Giusto’ o collaborazionista dei nazisti?”, di prossima uscita per le Edizioni “Comitato Palatucci”.
Il libro di Nazareno Giusti è una sorta di viaggio-intervista ad alcuni personalità che si sono occupate della figura del poliziotto irpino. Il saggio di Preziosi invece presenta i documenti e le testimonianze su Palatucci da lui raccolte negli ultimi anni e in parte pubblicate nei suoi articoli sull'Osservatore Romano.
 
La novità rispetto al passato è il tentativo di misurare l’attendibilità delle testimonianze anche attraverso la documentazione coeva. Il dibattito su Palatucci, quindi, è uscito dalle secche del dibattito politico. 
 
Ricostruire la storia, d’altra parte, richiede un metodo scientifico. È esattamente questo lo sforzo che ha in corso la commissione di studiosi presieduta da Michele Sarfatti, composta da Mauro Canali (Università di Camerino), Matteo Luigi Napolitano (Università degli Studi Guglielmo Marconi), Marcello Pezzetti (Fondazione Museo della Shoah di Roma), Liliana Picciotto (responsabile ricerche storiche della Fondazione Cdec e consigliere UCEI), Micaela Procaccia (dirigente della Direzione generale per gli archivi del ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo) e Susan Zuccotti (Centro Primo Levi, New York). Presto ne sapremo di più.
 
(L'Unione Informa e Moked.it del 25 novembre 2014) 
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