Intervista a Mark Iuliano, calciatore
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di Mario Avagliano
Nella storia calcistica di Salerno, un posto d’onore occupa il difensore centrale Mark Iuliano, 32 anni, nato a Cosenza ma cresciuto nella città campana. Roccioso come Burgnich, determinato e preciso come Ciro Ferrara, Iuliano è esploso nelle giovanili dei granata ed è stato protagonista di due stagioni in serie B nella Salernitana, con allenatori come Delio Rossi e Franco Colomba. Acquistato dalla Juventus, ha vinto praticamente tutto, scudetti e coppe europee, collezionando un bel po’ di maglie azzurre e diventando nel 2000 vicecampione d’Europa con la Nazionale di Dino Zoff. Attualmente Mark gioca nella Liga spagnola, nella squadra del Real Maiorca. Ma Salerno è rimasta nel suo cuore. “E’ casa mia”, dice. Dalla Spagna, loda il tifo granata (“è uno spettacolo indimenticabile”) e non esclude in futuro un suo ritorno alla Salernitana, solo – però - se si sentirà “fisicamente a posto”.
Partiamo dagli inizii, a Salerno.
Io mi sono trasferito con i miei genitori a Salerno, anzi esattamente ad Eboli, all’età di 9 anni, e quindi sono cresciuto lì. Mio padre Alfredo lavorava all’Enel di Battipaglia e mia madre insegnava ad Eboli.
Come mai si chiama Mark?
Devo il mio nome alla passione di mio padre Alfredo per il nuotatore americano Mark Spitz, plurimedagliato alle Olimpiadi.
Quando si è avvicinato allo sport?
A 9-10 anni. Ho iniziato giocando a tennis e a calcio. Poi, sotto la guida di mio padre, che è anche allenatore, mi sono dedicato esclusivamente al calcio. Mio padre ha giocato come centrocampista difensivo nella seconda divisione in Belgio. E’ stato con lui che mi sono formato tecnicamente, atleticamente e anche come uomo. Nei momenti negativi, quando magari pensavo di lasciar perdere, lui mi ha incoraggiato a proseguire.
In che ruolo giocava da ragazzino?
Attaccante. Poi, crescendo, vista l’altezza e la mole fisica, mi hanno spostato in difesa, come terzino.
Ha iniziato la sua carriera di calciatore con la Salernitana?
Sì, sono nato “granata”. Infatti, a 15 anni ho fatto un provino per la Salernitana e sono stato preso nelle giovanili. Il mio primo allenatore è stato Felice Marano. Poi, a soli 17 anni, sono entrato a far parte della rosa della prima squadra.
C’erano altri talenti nelle giovanili della Salernitana?
Ricordo che assieme a me c’era Gianluca Grassadonia, che poi ha giocato anche nel Cagliari: un ragazzo assai simpatico e un ottimo giocatore.
Intanto andava a scuola...
Ho frequentato il Liceo Scientifico. Ero bravo, mi piacevano le materie umanistiche. Poi ho smesso, per seguire la strada del pallone. In seguito ho preso il diploma magistrale.
Come mai il diploma magistrale?
Se non avessi fatto il calciatore, avrei voluto fare il maestro elementare, per aiutare i ragazzini a entrare nel mondo degli adulti.
Con la Salernitana ha giocato due campionati in serie B, dal 1994 al 1996.
Due campionati bellissimi, con due grandi allenatori come Delio Rossi e Franco Colomba. Ricordo che giocavamo un calcio-champagne e sfiorammo la serie A. Era un gruppo di giocatori favolosi e c’era molto entusiasmo e sintonia in spogliatoio.
Con chi andava più d’accordo, con Delio Rossi o con Franco Colomba?
Sono due allenatori entrambi bravi e preparati, ma ho avuto un rapporto più stretto con Colomba, perché a lui piaceva avere un confronto quotidiano con le problematiche personali dei giocatori. Delio Rossi era più attento alla tattica e agli schemi di gioco.
Qual è stato il suo rapporto con il pubblico salernitano?
Eccezionale! Il pubblico salernitano è tra i più caloroso d’Italia. Tutti lo sanno. Quando ero alla Juventus, spesso mi chiedevano notizie della curva granata. Io personalmente conoscevo alcuni dei capi tifosi. Facevano un tifo incredibile, ci seguivano dappertutto. Nei momenti difficili, c’erano sempre.
Nel 1996 si è trasferito a Torino, nella Juventus.
Ho coronato il mio sogno da bambino. Sono stato sempre un tifoso bianconero, nonostante i miei fratelli tifassero Inter e Milan. Sapevo che sarebbe stata una grande avventura, e non mi sono mai pentito di quella scelta.
Come ha vissuto il distacco da Salerno?
Avevo ventidue anni e all’inizio ero un po' smarrito, perché mi mancava la mia famiglia e perché per la prima volta mi allontanavo dal paradiso di casa mia, la mia città, Salerno, il mare e tutto il resto.
Il primo anno, fu subito scudetto...
Sì, passai dalla serie B alla partecipazione alla Champions League e allo scudetto. E' stato straordinario, la ricordo ancora quella serata a Bergamo contro l'Atalanta. Finì 1-1 grazie al mio gol al 53' e fu scudetto, il primo per me.
Il primo di una lunga serie di trofei. Qual è quello a cui è più legato?
Tutti, tutti... Se proprio devo citarne uno, direi lo scudetto vinto all’ultima giornata di campionato nel 2001, che fu veramente inatteso. Il mio unico rammarico è stato quello di non aver mai vinto la Champions League. Abbiamo perso tre finali e sono state tre serate veramente amare!
Un allenatore a cui sente di dovere qualcosa?
A parte mio padre, direi Tarcisio Burgnich. Fu lui a intuire che il mio ruolo ideale era quello di centrale, e non di terzino, e a spostarmi al centro della difesa.
E l’allenatore che ha stimato di più?
Ne citerei due: Carlo Ancelotti e Dino Zoff, entrambi persone eccezionali, anche dal punto di vista umano. Con Zoff ho vissuto l’esperienza più bella in Nazionale: gli Europei del 2000, con la finale persa con la Francia. Meritavamo di vincere... Mi dispiacque molto quando fu costretto ad andar via per le note polemiche con Berlusconi.
Come mai ad un certo punto è uscito dal giro della Nazionale?
E’ stata una decisione mia. Dopo i mondiali in Giappone e Corea, ho mollato. Ero molto deluso. Non avevo più stimoli, e quindi ho detto basta.
Nel gennaio scorso si è trasferito al Real Maiorca, squadra della Liga spagnola. La cercava anche il Milan. Come mai ha maturato la scelta di andare all’estero?
Era tempo che avevo voglia di cambiare aria e vita. Sapendo che c’era un allenatore che mi conosceva bene, e cioè Hector Cuper, quando è arrivata l’offerta non ci ho pensato su due volte. Devo dire che è un posto splendido. E poi in Spagna il calcio si vive in modo tranquillo, non stressante come in Italia. Non ci sono scontri tra gli spettatori. Non ci sono trasmissioni televisive che aizzano i tifosi. Gli spagnoli si recano allo stadio con le famiglie...
E il Milan?
Lì c’è Ancelotti, che mi stima molto. Però per me era difficile passare a un club rivale della Juventus.
La sua esperienza in Spagna non è iniziata tanto bene.
E’ vero. La prima partita, contro il Real Madrid di Ronaldo, sono stato espulso. E pensare che stavamo giocando bene, eravamo sull’1 a 1...
So che anche ha polemizzato con gli arbitri spagnoli.
L’arbitraggio in Spagna è assai diverso dall’Italia. Alcuni arbitri spagnoli sono davvero vergognosi, non hanno preparazione fisica e quindi non seguono bene l’azione.
Come siete messi in campionato?
Navighiamo nelle zone basse, ma sono convinto che ci salveremo. Nelle ultime giornate stiamo andando forte. Ho pure segnato un goal!
Che cosa fa Mark Iuliano nel tempo libero?
Mi dedico alla famiglia. Sto con mia moglie Federica Villani (ex letterina di Passaparola, ndr.) e con mio figlio Niccolò, che ha nove mesi. Amo anche ascoltare musica, in particolare i Red Hot Chili Peppers. Quando capita, mi piace giocare a golf e adoro i libri di Stephen King.
Progetti per il futuro?
Vorrei restare qui almeno un altro anno. Poi, chissà, un giorno potrei tornare nella Salernitana...
Davvero?
Sì, ma solo se mi sentissi fisicamente a posto. Credo di aver lasciato un bel ricordo e non voglio rovinarlo.
Si sente legato alla sua città?
Salerno è casa mia, l’ho sempre nel cuore. So che la gente mi vuole bene e in futuro voglio venirci più spesso.
Può già dare un primo appuntamento ai tifosi granata?
Sarò in Italia il 9 giugno, per la partita di addio di Ciro Ferrara. In quell’occasione, vorrei passare almeno due giorni a Salerno, e rivedere la mia famiglia e i vecchi amici di un tempo...
(La Città di Salerno, 15 maggio 2005)
Scheda biografica
Mark Iuliano è nato il 12 agosto 1973 a Cosenza, in Calabria. Ha trascorso la sua infanzia a Eboli, in provincia di Salerno, dove si trasferì all’età di 9 anni con la famiglia. Difensore centrale ambidestro, alto 1.87 cm, peso forma 83 kg, è cresciuto nelle giovanili della Salernitana ed ha iniziato la carriera di calciatore a livello professionale nella squadra granata, ad appena 17 anni. Dopo due anni nelle fila della Salernitana, ha trascorso la stagione 1992/93 al Bologna e l'anno seguente al Monza. Rientrato alla Salernitana, ha giocato con i granata in serie B per due stagioni, dal 1994 al 1996. Approdato alla Juventus nel 1996, con la maglia bianconera ha vinto quattro scudetti (1996-97, 1997-98, 2001-02, 2002-03), tre Supercoppe italiane (1997, 2002, 2003), una Supercoppa europea (1996), una Coppa intercontinentale (1996). Ha debuttato in nazionale il 5 settembre del 1998 (Galles-Italia 0-2), collezionando 18 presenze. Nel gennaio del 2005 si è trasferito in Spagna, nella squadra del Real Maiorca allenata da Hector Cuper, ex mister dell’Inter.