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Intervista a Luigi Siniscalchi, fumettaro

di Mario Avagliano


Ha illustrato le indagini da incubo di Dylan Dog e gli enigmi di Martyn Mystére e di Zona X. Il salernitano Luigi Siniscalchi, 33 anni appena compiuti, è uno dei giovani talenti della scuderia Bonelli, grazie al suo tratto sintetico e spigoloso che piace tanto ai lettori di fumetti. Conosciuto nel mondo dei comics anche con lo pseudonimo di Sinis (diminutivo di Siniscalchi), è attualmente il disegnatore numero uno di Nick Raider, il detective della Squadra Omicidi di New York, che vanta origini italiane (il nonno si chiamava Raidero) e si muove nella spietata giungla urbana della Grande Mela.

Lei viene da una famiglia salernitana?
Sì. Mio padre Aniello era tornitore, lavorava alla Landis, nella zona industriale, ed era stato all’Orfanotrofio Umberto primo. Mia madre Giulia De Rosa era casalinga. Io sono l’ultimo di quattro figli.
Se dovesse disegnare la Salerno della sua infanzia, come la rappresenterebbe?
La Salerno della mia infanzia era il centro storico con il dedalo dei suoi vicoli; i cani e i gatti che popolavano i “bassi” salernitani; l’odore di bucato dei panni stesi sui balconi di via dei Mercanti; l’ex Orfanotrofio, dove spesso ci portava mio padre; la zona del “pennello” al porto. Ricordo le arrampicate sugli scogli; il Castello Arechi, prima che fosse restaurato… Era una Salerno bella, perché autentica, popolare.
Quando ha iniziato a cimentarsi nel fumetto?
A farmi conoscere questo mezzo espressivo fu mio fratello Eugenio, che ora è uno stimato pittore e insegnante. Nel periodo in cui frequentava l’Accademia di Belle Arti di Firenze, Eugenio cominciò a leggere riviste come Totem, l’Eternauta, Frigidaire, Alter Alter, Alan Ford, L’Incal di Moebius... Portò a casa quegli albi, e così all'età di 14 anni divenni un appassionato lettore di autori argentini (Muñoz, Breccia, Mandrafina, Font) ed italiani (Magnus, Liberatore, Pazienza). Più tardi conobbi anche i super-eroi, dall’Uomo Ragno a Conan, e apprezzai così Gil Kane, Buscema, Romita. Mi dilettavo a copiare e ricopiare anatomie e movimenti ripassando a china con la tecnica del pennello e del pennino.
Poi frequentò il liceo artistico…
Fui costretto a dimenticare tutto quello che avevo imparato da autodidatta. Gli insegnanti dicevano che avevo maturato uno stile considerato "troppo fumettistico". In effetti, soprattutto nei disegni liberi eccedevo in “grafismi”. Il mio maestro di figura fu Matteo Sabino (noto acquerellista e disegnatore salernitano) che mi educò alla tecnica del chiaroscuro e al disegno a penna "con una sola linea", senza il supporto della matita. Capii così l'importanza dello studio e l'insufficienza del solo talento istintivo.
Furono anni duri?
Abbastanza. Trascorrevo gran parte del mio tempo a disegnare qualsiasi cosa, riempendo blocchi di fogli con ritratti di attori e scorci della mia città.
Che tipo era Matteo Sabino, come maestro e come artista?
Sabino era un insegnante eccezionale che trasmetteva tecnica e passione. Un maestro senz’altro severo, esigente, capace di critiche forti, anche di dirti “strappa tutto e rifallo d’accapo”. Ho imparato molto da lui, in particolare mi ha insegnato a dare maggiore attenzione a quello che si guarda, senza improvvisare o inventare, a capire le cose nella loro essenza e soprattutto a dare il massimo di se stessi. Insomma pura filosofia di vita.
E il Sabino artista?
Era veramente un grande. I suoi paesaggi della costiera amalfitana sono opere insuperabili. Ho avuto la fortuna di vederlo dipingere, e devo dire che mi impressionava molto l’immediatezza e la “freschezza”dei suoi acquerelli. E’ difficile da spiegare in una battuta.
Quando tornò a disegnare fumetti?
Non ho mai smesso, anche quando studiavo al Liceo. Io sono un po’ più giovane degli altri esponenti della scuola salernitana del fumetto e così purtroppo non ho fatto in tempo a far parte della storica rivista Trumoon, che era animata da Giuliano Piccinino, Raffaele Della Monica, Giuseppe De Nardo, Bruno Brindisi e altri. Però entrai in contatto con loro e quando Bruno, Roberto De Angelis e Gino Coppola misero su uno studio in via Lungomare Trieste, m’invitarono a partecipare all’impresa ed io non me lo feci ripetere due volte.
Come vi siete conosciuti?
“Lo zoccolo duro” dei fumettisti salernitani, penso Al Mumble Rumbe (che all’inizio degli anni Ottanta era uno dei punti di ritrovo di musicisti e artisti salernitani). Io, invece, grazie a Licio Esposito, che nel lontano ’85 organizzò una rassegna di cartoni animati al Liceo Sabatini. Fui messo in contatto con Giuliano Piccininno e successivamente conobbi tutti gli altri.
Le piacque l’esperienza del lavoro comune?
Fu un’esperienza molto formativa. Ricordo quel periodo come un vero e proprio laboratorio di dibattito e di sperimentazione. Guardavamo agli stessi autori (forse per questo ci hanno definiti come “Scuola Salernitana”, per la nostra similitudine nel tratto). Siamo cresciuti insieme, disegnando ed ascoltando musica.
Che musica ascoltavate?
Un po’ di tutto. Io ero un fan dell’heavy-metal. Bruno Brindisi prediligeva la fusion, il jazz. Roberto De Angelis amava la musica dark e il rock degli anni Settanta. Gino Coppola preferiva Paolo Conte, i cantautori, ma anche gruppi emergenti per l’epoca come gli U2.
Il suo primo lavoro come fumettaro?
Fu grazie a Roberto De Angelis e a Bruno Brindisi, che mi dissero che si era aperta una casa editrice di fumetti hard a Roma, la EPP. L'editore visionò i miei disegni e mi commissionò una storia di 30 pagine a due vignette per tavola. Mi divertii molto, non senza affrontare le difficoltà del genere; si richiedeva un disegno realistico, con ambienti, automobili e naturalmente corpi nudi… la cosa più difficile!
Ehm… dal fumetto hard passò allo splatter…
Ben presto la EPP iniziò una nuova produzione horror e splatter e - assieme ai colleghi Coppola, Brindisi e De Angelis - lavorai su testi di Ferrandino, Dal Prà, La Neve.
All’inizio degli anni Novanta, la "scuola salernitana" fece il suo ingresso alla Bonelli.
Con mia grande meraviglia Tiziano Sclavi, l’autore di Dylan Dog, ci mise pochissimo tempo a decidere di “ingaggiarmi”. Le mie tavole di prova, lo ammetto, erano scarse, soprattutto per la fisionomia del personaggio, che non avevo”azzeccato”, ma lo scrittore rimase colpito da una figura mostruosa che avevo disegnato e da alcune sequenze. Iniziai a disegnare storie scritte da Claudio Chiaverotti, per Dylan Dog, appunto. Successivamente ho lavorato su testi di Claudio Castelli per Martyn Mystére e Zona X, con D'Antonio e Manfredi su Nick Raider e con Giancarlo Berardi, De Nardo e La Neve su Julia.
Oggi lei è disegnatore di Nick Raider e illustra le sceneggiature di Stefano Piani e Claudio Nizzi. Chi sono i fumettisti a cui si ispira?
In realtà è sempre difficile rispondere a questa domanda. Sono davvero tantissimi gli autori che mi piacciono. Tempo fa avrei citato nomi di disegnatori noir come Alex Toth, Muñoz, Mazzucchelli, Zaffino; avventurosi come Hugo Pratt e di commedia come García Seijas e Alfonso Font, oggi non saprei dire…potrei nominarne altri venti e dimenticarne qualcuno.
Quali sono i suoi hobby?
Adoro il cinema. Tra l’altro credo che non si può fare a meno di attingere da esso. Ho visto innumerevoli volte "Taxi Driver" e "Toro Scatenato" ,”Quei bravi ragazzi” ma, oltre a Scorsese, adoro Oliver Stone, un grande "raccontatore per immagini", il “deviato” Quentin Tarantino e apprezzo i film della commedia italiana di Dino Risi, di Massimo Troisi, Alessandro Benvenuti, il primo Verdone e i classici di Totò e Sordi.
So che lei è un grande appassionato di musica e di libri.
Disegnando non si può fare a meno di ascoltare musica. I miei idoli adolescenziali sono stati i Van Halen, i Mötley Crüe, gli Iron Maiden e molti altri gruppi heavy di quegli anni . Poi sono passato ai virtuosismi chitarristici di Malmsteen e Satriani ,al suono sporco di Jimi Hendrix e al "parlato" dei riffs di Frank Zappa e del pirotecnico Steve Vai. Oggi amo molto anche i cantautori italiani, fra tutti il preferito è Vinicio Capossela, ma non ho rinnegato il passato. L’altra mia passione è la lettura.L eggo con molto piacere Simenon (con il suo disilluso Maigret); John Fante e tempo fa anche gli autori italiani pulp,come Brizzi , Aldo Nove…e naturalmente i fumetti.
Quali fumetti?
Tex, Dampyr, Napoleone, Magico Vento, ma anche fumetti francesi e qualcosa di americano.
Qual è il personaggio che disegna più volentieri?
Io sono molto fedele, adesso dico Nick Raider, perché è duro e ironico al tempo stesso; però tempo fa forse avrei detto Dylan Dog, con il suo aspetto così fragile e la sua amarezza.
E il personaggio con il quale vorrebbe misurarsi?
Penso che Tex Willer sia l’espressione massima del fumetto popolare, chissà se un giorno sarò all’altezza di cimentarmi con i cavalli, i paesaggi e tutto quel mondo così distante da me, ma così interessante…
Il suo sogno nel cassetto?
Mi piacerebbe continuare su questa strada. La Casa Editrice Bonelli è la più importante casa editrice italiana e l’unica a produrre ogni genere di fumetti, quindi mi basta e avanza!
Negli ultimi anni sono emersi nuovi talenti a Salerno nel mondo dei comics?
Questa è una domanda difficile… Sì, credo siano nati nuovi disegnatori a Salerno, ma considerarli “talenti” mi sembra troppo. Affermo questo senza presunzione. Sicuramente ne ho visti di bravi nelle scuole di fumetti di Napoli e Roma, ma da noi a Salerno nessuno mi ha colpito positivamente. Nascono fotocopie di disegnatori già esistenti con l’unica differenza che peccano di spessore e di carattere; fanno il loro”compitino” ben fatto senza interpretare e sorprendere.
Salerno entra mai nelle sue tavole di fumetti?
Per un periodo Martin Mystére ha vissuto in Italia, alla ricerca degli irrisolti “misteri italiani”, ma non mi sembra sia mai stato a Salerno o, almeno, a me non è mai capitato di disegnare questi luoghi. Non è detto però che Nick Raider o Dylan Dog un giorno non possano vivere un avventura dalle nostre parti, chissà.
Qual è il suo rapporto con Salerno?
Ho viaggiato poco, ma penso che non vorrei vivere in nessun altro posto al mondo. Ho vissuto per un periodo della mia vita tra Roma e Viterbo, ma mi mancava il senso di tranquillità che mi trasmette la mia città. I paesaggi della costiera, poi, penso siano ineguagliabili!
La città è cambiata molto negli ultimi anni…
E io che ne so? Sto sempre seduto al mio tavolo da lavoro! Naturalmente scherzo. Amo la mia città… spero solo che non cresca troppo velocemente, non credo di esserci preparato. Ho paura che si perdano nel tempo i sentimenti veri delle piccole città di provincia, ma forse questa è un’altra storia…

(La Città di Salerno, 15 febbraio 2004)

Scheda biografica

Luigi Siniscalchi è nato a Salerno il 24 gennaio del 1971. Una volta conseguito il diploma al Liceo artistico di Salerno, dove è allievo del pittore Matteo Sabino, comincia a lavorare nel mondo del fumetto, disegnando per la EPP. Nel 1989 pubblica su "Splatter" e "Mostri", della Acme. Nel 1992 pubblica una storia su “Comic Art” collabora con la Casa Editrice Universo disegnando alcune “storie libere”per l'”Intrepido”. Nel 1993 entra a far parte dello staff di Sergio Bonelli con l’ episodio di Dylan Dog "I killer venuti dal buio". Disegna anche per Zona X, per Julia e per Martin Mystère. Attualmente è nel parco disegnatori di Nick Raider.

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