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Intervista a Gianfranco Aiello, odontoiatra

di Mario Avagliano
 
 
E’ presente nella guida dei grandi medici del Corriere della Sera, di Class e di Men’s Health, tra i 70 massimi specialisti italiani di ogni branca della medicina. Ha fondato l’Accademia di Estetica Dentale Italiana e l’Istituto Odontoiatrico Italiano, di cui è anche presidente nazionale. Il salernitano Gianfranco Aiello, docente di odontoiatria estetica presso l’Università di Padova, è il numero uno in Italia nella cura delle patologie della bocca ed è l’alfiere di una nuova filosofia medica ed umana, rivolta alla ricerca di terapie non invasive di conservazione del sorriso. Intervistato da la Città, il professor Aiello loda la classe odontoiatra salernitana, che giudica “di grande valore”, e si augura che il ritorno di Vincenzo De Luca a Palazzo di Città “restituisca a Salerno la dignità perduta negli ultimi anni”.
 
Lei è lucano di nascita ma è cresciuto e si è formato a Salerno.
Sì, mi sono trasferito a Salerno con la mia famiglia nel 1962, all’età di dieci anni. Mio padre Domenico era funzionario dell’Inps. Potenza era terribilmente fredda, era poco più di un paese di montagna, quasi immobile nella sua povertà e nel suo grigiore. Quando giunsi a Salerno, mi sembrò l’America, grazie alla vivacità del corso, alle vetrine scintillanti, a tutte quelle automobili per strada… L’impatto per me fu sconvolgente e subito m’innamorai della mia nuova città, della sua storia, della sua gente, dei suoi paesaggi. Ora mi considero a tutti gli effetti un salernitano.
Quali scuole frequentò?
Il Liceo Classico De Santis. Nella mia sezione c’era, tra gli altri, il futuro giornalista Michele Santoro. Ricordo ancora i miei docenti, tutti quanti bravissimi, in particolare il professor Lazzaro di Greco e la professoressa Borrelli di filosofia.
Com’era la Salerno degli anni Sessanta?
Era una città ricca, opulenta, ridondante di benessere. Erano gli anni del boom economico e Salerno era tumultuosa, in continua espansione, anche grazie all’attivismo di un sindaco forte come Alfonso Menna. I negozi del Corso erano affollatissimi e ogni giorno sorgevano nuove industrie. Insomma, si respirava un clima lontano mille miglia da quello di Potenza… 
A 19 anni fece le valige e partì per Milano…
M’iscrissi alla facoltà di Medicina dell’Università di Milano. Per mantenermi, collaboravo come free-lance a Il Giorno e al Corriere della Sera, scrivendo d’arte.
Come mai si indirizzò su Medicina?
Fu merito di mio padre. Fu lui a mettermi in testa l’idea di fare il medico, quando avevo appena dieci anni, perché ero bravo a scuola. E medico è stato.
E perché ha scelto proprio odontoiatria?
E’ stata una casualità. Ero andato a Zurigo per una mostra d’arte, e lì ebbi occasione di conoscere un grande odontoiatra, il professor Maier dell’Università di Zurigo. E’ grazie a lui che si è sviluppata la mia passione per questo lavoro. Così, dopo la laurea alla facoltà di Medicina di Napoli, ho completato gli studi a Zurigo, specializzandomi in odontoiatria. Nel 1981 ho aperto il mio primo studio dentistico, a Salerno. Pochi anni dopo, ho aperto uno studio anche a Milano.
Lei è l’alfiere di un’odontoiatria che mette al centro il paziente e la sua dignità. Com’è nata questa sua filosofia medica?
Devo molto agli anni di formazione in Svizzera, dove si pratica un’odontoiatria diversa, che non è quella dell’estrazione e della susseguente protesi. Ha contato molto anche la mia sensibilità personale. Per me fare il medico significa innanzitutto conservare, curare, fare gli interessi del paziente.  
In Italia l’opinione corrente è che andare dal dentista è sempre una sorta di incubo…
E’ vero, il dentista è visto come l’incapsulatore. Ma i miei pazienti non hanno bisogno del dentista, io sono il loro medico e insegno tutte le procedure per stare bene e tornare quanto meno possibile nel mio studio. Pensi che in Danimarca, dove sono vent’anni che l’odontoiatria segue questa filosofia, in media si registra una carie ogni mille abitanti.
Una media eccezionale.
Anche i miei pazienti non possono lamentarsi... Le otturazioni che ho fatto venticinque anni fa, sono ancora in bocca. Io ho sempre privilegiato un approccio che utilizza i protocolli medici più avanzati e più accurati.
Lei è presidente sia dell’Accademia di Estetica Dentale Italiana che dell’Istituto Odontoiatrico Italiano. Che rapporto c’è tra odontoiatria ed estetica?
L’idea di fondo da cui siamo partiti è che dove c’è salute, c’è anche bellezza ed estetica. Nella società attuale c’è una forte domanda di immagine cui si può e si deve rispondere, però seguendo procedure mediche non estetiche... Abbiamo dimostrato che curando i denti, si possono rispettare anche i parametri estetici. Attraverso le nostre terapie, quindi, restituiamo il sorriso oppure lo riabilitiamo in termini di bellezza.  
Il contrario dell’approccio americano.
La scuola americana punta a rivestire i denti, a fare il falso perfetto o, se si vuole, il perfetto falso. Per noi invece il primo canone della bellezza è la naturalezza, il secondo è l’individualità. Questo significa che andiamo a restaurare, a nobilitare il contesto naturale del paziente, senza interventi invasivi. Tra l’altro è anche un’odontoiatria che costa poco, forse per tale motivo è mal vista. Ma per noi questo significa essere vero medico della bocca.
E’ sempre possibile salvare i denti, oppure nei casi più gravi bisogna procedere all’estrazione?
Guardi, nel corso degli anni abbiamo messo a punto metodiche conservative innovative, che si avvalgono di fibre ad alta tecnologia per stabilizzare i denti, anche quando diventano mobili a causa di gravi malattie alle gengive. Questo ci ha permesso di passare da situazioni disperate di estrazioni di massa alla salute del paziente.
Che giudizio ha degli odontoiatri salernitani?
Ho un altissima opinione dei colleghi salernitani. Credo che a Salerno vi sia una classe odontoiatra di grande valore.
Lei è anche impegnato in varie iniziative di solidarietà. Ce ne parla?
Giovedì 22 giugno, assieme all’ex ministro Umberto Veronesi, presenterò a Milano, presso la libreria Bocca, l’iniziativa “Donare un sorriso” e il libro “La metà del viso”, realizzato con la collaborazione dell’architetto salernitano Ferdinando Basile, in cui venticinque protagonisti del giornalismo italiano, ritratti dal fotografo Alfredo Bernasconi, raccontano il sorriso nelle sue mille sfaccettature, personali e sociali. Il ricavato della vendita del libro (che si trova anche presso la libreria Feltrinelli di Salerno) verrà devoluto interamente alla Fondazione Umberto Veronesi per la ricerca sulle malattie dei bambini, di origine tumorale e non. Il libro verrà presentato anche a Salerno il prossimo 18 ottobre, su richiesta del Presidente della Provincia Villani.
In che consiste il progetto “Donare un sorriso”?
Ogni anno, come Istituto Odontoiatrico Italiano, “adottiamo” un certo numero di bambini provenienti da famiglie non abbienti, e ci impegniamo a provvedere alle loro cure odontoiatriche fino al compimento dei 18 anni d’età. Anche i bambini poveri hanno diritto a una bocca sana.
So che lei è molto vicino anche a un Paese africano.
Sono responsabile sanitario del Consolato del Congo in Italia e da diversi anni sono impegnato ad aiutare quella Nazione dal punto di vista sanitario, con l’invio di medici, di autoambulanze, di containers allestiti a presidi sanitari. Cerchiamo di formare il personale sul posto, anche perché il Congo, come tanti altri Paesi del terzo mondo, ha bisogno di sviluppare una cultura nazionale della medicina per combattere le malattie.
Da salernitano famoso, un giudizio spassionato sulla Salerno di oggi.
E’ una Salerno che purtroppo mi pare addormentata e un po’ ripiegata su se stessa dal punto di vista imprenditoriale. E’ diventata una città di commercianti più che di imprenditori. Ed è venuto meno anche quel clima di grande risveglio che si era respirato negli anni di De Luca sindaco, quando Salerno ha avuto una sterzata straordinaria. Amo profondamente questa città e mi auguro che con il ritorno di De Luca a Palazzo di Città, le venga restituita la dignità perduta.
 
(La Città di Salerno, 18 giugno 2006) 
 
Carta d’identità
 
Il professor Gianfranco Aiello è nato a Potenza il 7 aprile 1952. Si trasferì a Salerno nel 1962. Vive e opera tra Salerno e Milano.
Separato, ha due figli (Gianluca di 17 anni; Emanuele di 14 anni).
Hobby: è collezionista di vedute di Salerno e della Costiera Amalfitana e dei libri dei viaggiatori del Grand Tour; è stato uno dei fondatori del Golf Club Salerno; ama la musica classica e la musica lirica, in particolare Brahms e Puccini.
Ultimo libro letto: “L’ombra di barone”, del lucano Mario Trufelli.
Film preferiti: la filmografia di Fellini, Rossellini e Antonioni e il cinema verista francese.
 
Carriera: E’ professore di odontoiatria estetica presso l’Università di Padova. E’ stato Presidente della Commissione Odontoiatrica dell’Ordine dei Medici di Salerno e responsabile del servizio medico di odontoiatria estetica dell’Ospedale S. Raffaele Resnati di Milano. Ha fondato nel 1987 l’Accademia di Estetica Dentale Italiana, di cui è presidente nazionale.

 

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