Intervista a Bruno Brindisi, fumettaro

di Mario Avagliano
 
C’è un solo disegnatore in Italia che ha il privilegio di inventare, con la sua matita f, gli scenari, i volti, i fondali delle indagini da “incubo” di Dylan Dog e dei duelli al tramonto di Tex Willer. A quasi quarant’anni di età, Bruno Brindisi, salernitano di Pastena, è considerato il miglior fumettaro d’Italia. Nell’aprile scorso la giuria del premio nazionale Cartoomics gli ha assegnato il suo prestigioso premio, considerato l’Oscar italiano del Fumetto, con la seguente motivazione: «Ad un giovane caposcuola del fumetto che ha dimostrato qualità tecniche ed artistiche di eccezionale livello. Per la capacità di descrivere ed evocare incubi e sogni, paesaggi reali e fantastici, mettendo il proprio stile a servizio dell’avventura e del divertimento». Brindisi, in questa intervista, parla dei suoi inizii, tra fumetti e musica jazz, di Salerno (“non c’è stata una grande rivoluzione, per ora è cambiata solo nei dettagli”) e rivela: “Sto preparando una nuova serie per la Bonelli Editore”.
 
I suoi genitori sono salernitani?
No, mio padre è nato a Carbone (PZ) e mia madre è napoletana. Ma io sono nato a Salerno e mi sento salernitano.
Quali sono i ricordi della sua infanzia e adolescenza a Salerno? Che scuole ha frequentato e chi erano i suoi amici del cuore?
Ho vissuto trent'anni a Pastena, di fronte al campetto e al cinema parrocchiale Fatima, ho frequentato le elementari alla Vermicone, le medie alla Ricci e il liceo al Severi. Alcuni dei miei migliori amici "me li porto" da  allora. Dell'infanzia ricordo le partite di pallone per strada e le ginocchia massacrate, le sudate, le bronchiti e “tornare a casa presto”, le cozze pescate sulla scogliera del porticciolo di Pastena e la folla di bambini per i film di Bruce Lee e Franco e Ciccio, il pomeriggio di domenica alle tre. Poi i primi gruppi musicali e le prove nei garage puzzolenti di vino e di umido, ma soprattutto molto tempo libero dedicato alla musica e ai fumetti.
Se dovesse descrivere la Salerno di allora in una tavola di fumetti?
Per me era un kilometro quadrato, ma non mi pare tanto cambiata. 
Com'è nata la passione per il disegno e per il fumetto?
Mia madre mi portava il "Giornalino" dalla scuola (è stata insegnante) quando avevo quattro anni e sapevo appena leggere. Mio padre mi faceva disegnare a matita, ripassare a pennino e poi colorare ad acquarello, più o meno alla stessa età. Era un gioco come tanti altri, ma la predisposizione naturale e la fortuna l’hanno trasformato in lavoro. 
E' vero che il suo primo fumetto risale alla terza elementare e la sua maestra rimase impressionata?
Per forza, l'avevo trasformata in zombi.
Quali soggetti o personaggi ha cominciato a disegnare agli inizi?
Mostri e scene truculente fin dalla più tenera età, poi molte parodie con i compagni di classe come protagonisti!
Che fumetti leggeva Bruno Brindisi da ragazzo?
Nell'ordine: Giornalino,Topolino, Corriere dei Ragazzi, Zagor, Totem, Pilot (per citare solo quelli che ho comprato con continuità).
Nel 1983, insieme ad alcuni amici fumettari, fonda la rivista Trumoon. Ci racconta come andò e che conclusione ebbe quella avventura?
Non andò, economicamente parlando. Era un catalogo autopromozionale che ebbe fine quando cominciammo a lavorare sul serio.
In quel periodo, oltre a disegnare, lei partecipa anche alla grande stagione salernitana del jazz, come tastierista. Ce ne parla?
Bah, non mi sento all'altezza, sono sempre stato un musicante, non ho mai studiato. Ho avuto la fortuna di suonare con parecchi talenti da cui ho cercato di carpire qualche segreto. Il gruppo di cui conservo il miglior ricordo si chiamava GAD Bband, con Amedeo Ariano alla batteria, Dario Deidda al basso, Angelo Anastasio alla chitarra e Gerry Popolo al sax. E io alle tastiere, pensa te!
Con i Neri per Caso è rimasto in contatto, visto che ha disegnato anche la copertina di un loro cd...
Si può dire che li ho visti crescere! Ciro e Diego frequentavano il  circolo Arci Mumble Rumble di Pastena che erano poco più che bambini.
Quegli anni sono stati fertili per la cultura e l'arte a Salerno?
Non erano fertili gli anni, eravamo fertili noi. Ma anche oggi la città tracima talenti. Gli entusiasmi e i sogni, poi, dipendono dall'età.
In che momento la carriera di fumettaro è diventata per lei una cosa seria?
Quando mi sono reso conto che ci si poteva campare.
Nel 1989 ha cominciato a collaborare con Sergio Bonelli Editore. Come è entrato in contatto con loro?
Ho seguito la solita trafila, con la cartellina sotto il braccio e l'umiltà di superare i primi rifiuti. Avevo avuto la possibilità di farmi le ossa per un paio d'anni su altre testate e questo mi ha aiutato ad entrare nello staff del personaggio del momento, Dylan Dog, che stava vivendo il suo incredibile boom.
Da allora ha vinto molti premi...
...bontà loro.
Quali sono i personaggi che predilige e che le vengono "meglio"? Tex, Martin Mystère, Nick Raider, Dylan Dog?
Ho sempre detto che il personaggio che "sento" di più è Dylan, con tutti i suoi umanissimi difetti, ma da quando disegno Tex sto scoprendo il fascino del mito e dell'eroe, che da ragazzo un po' snobbavo. Comunque è bello avere la possibilità di cambiare.
C'è un lavoro di cui è più fiero degli altri?
Sono un insoddisfatto cronico.
Qual è l'autore di sceneggiature con cui lavora meglio?
Gli altri non si offenderanno se dico Tiziano Sclavi.
Che tipo è Sclavi?
Pochi possono dire di conoscerlo bene. Io non sono tra questi.
Faccia tre nomi di mostri sacri del fumetto italiano...
Andrea Pazienza, Gianluigi Bonelli, Hugo Pratt.
Qual è la sua tecnica di disegno?
Niente di particolare, matita f su cartoncino semiruvido 30x40, ripasso a pennarello impermeabile.
E il suo metodo di lavoro?
Lettura della sceneggiatura, studio dei personaggi, ricerca della documentazione per ambienti, vestiti, macchine, ecc. Poi faccio il primo abbozzo su un foglio leggero, ricopio sulla tavola e via. E la giornata è andata. Faccio orari regolari.
Si parla di scuola salernitana del jazz. Esiste anche una scuola salernitana dei fumetti? E chi ne sono gli esponenti più interessanti?
Bisognerebbe intendersi sul termine "scuola". Comunque il gruppo annovera una decina di persone tra disegnatori e sceneggiatori, tra i quali Roberto De Angelis, Luigi Siniscalchi, Luigi Coppola, Raffaele Della Monica, Giuliano Piccininno, Antonella Vicari, Giuseppe De Nardo.     
Ci sono nuovi talenti salernitani che si stanno affacciando nel mondo dei fumetti?
Il più recente acquisto alla Bonelli è Luca Raimondo per Jonathan Steel, mentre una giovane disegnatrice a cui tengo molto, Elisabetta Barletta, sta lavorando a John Doe, nuovo promettente personaggio dell'Eura Editoriale (Lanciostort, Skorpio, Dago).
Lei è tanto legato a Salerno che, dopo un periodo passato fuori, ora lavora stabilmente in città. Come mai?
Ci sono nato, non basta? E comunque non mi ci trovo male, se sono di buon umore.
Salerno negli ultimi anni è cambiata molto. Il suo giudizio spassionato?
Non è cambiata affatto. Solo nei dettagli. I grossi progetti e i grossi sviluppi sono solo su carta.
Ha mai disegnato Salerno nelle sue tavole? Ha progetti legati alla città?
Qualcuno avrà visto "Storia di Salerno a fumetti", un mio lavoro del 1986 che ha avuto recentemente una nuova edizione in video. Solo questo.
A Cava e a Salerno si sono tenute per qualche anno interessanti mostre del fumetto. Poi più nulla. Come mai?
Ci sono state due o tre edizioni della mostra, ma problemi a livello organizzativo ed anche economico, che è quello che frega di più, hanno impedito nuove edizioni. Sono iniziative private, ed esaurita la passione, quel che resta è lo stress. 
Che sta facendo adesso Bruno Brindisi. Lavori attuali, progetti, sogni nel cassetto...  
Sono l'unico disegnatore che ha la fortuna di lavorare contemporaneamente alle due serie più importanti d'Italia, Tex e Dylan Dog, e quindi il cassetto dei sogni l'ho aperto da tempo. Sono in uscita a fine mese con Dylan e a fine anno con Tex. E poi, sto per iniziare il numero 1 di una nuova serie per Bonelli di cui non posso ancora rivelare nulla... ci risentiamo più in là. 
 
(La Città di Salerno, 12 ottobre 2003)
 
Scheda biografica
 
Bruno Brindisi nasce il 3 giugno del 1964 a Salerno, dove tuttora vive e svolge la sua attività. Disegna dall’età di 4 anni, ma comincia a farlo in modo un po’ più professionale su Trumoon n° 1 (1983), rivista edita in proprio da un gruppo di amici fumettari che qualcuno in seguito ha voluto etichettare come “scuola salernitana”. Tecnicamente è autodidatta, non avendo seguito nessun corso a indirizzo artistico. Nonostante la passione per il fumetto, gli ci vorranno anni prima di decidersi a sceglierlo come mestiere, rinunciando a una quasi sicura carriera di cameraman alla RAI ed a quella, molto più incerta, di tastierista pop-jazz. Prima pubblicazione “pagata”, due storie brevi per le Edizioni Cioè nel novembre 1986. E’ del 1988 la gavetta sui pocket “hard” della E.P.P., tramite lo studio On Mollo M di Francesco Coniglio, che poi diventerà edizioni ACME dando alla luce una serie di pubblicazioni di non lunga fortuna: Splatter, Mostri, Torpedo. Nel 1989 i primi contatti con Sergio Bonelli Editore, con varie prove per Nick Raider, Nathan Never e Dylan Dog, personaggio con il quale esordirà nel novembre 1990 con la storia “Il male” (n°51). Da allora produce per la Bonelli qualcosa come oltre 2500 tavole (numero provvisorio), quasi tutte per Dylan Dog (ma anche per Nick Raider, Martin Mystère, Tex), riuscendo a realizzare nel frattempo una miniserie in tre episodi per la Comic Art (Bit Degeneration) e i primi episodi della serie “Billiteri” (per la Universo). La miniserie  “Bit Degeneration” esce in America sulle pagine della rivista Heavy Metal (maggio ’95-novembre ’95-maggio ’96). E’ sua la storia “Finché morte non vi separi”, a colori, con cui Dylan Dog festeggia il decennale (settembre 1996). Nel 1997 realizza le sigle dello sceneggiato RAI in sei puntate “Il conto Montecristo” di Ugo Gregoretti. Per conto della DeMas & Partners esegue dei “model sheets” per una serie a cartoni animati (2001). Dello stesso anno è il Tex Gigante “I predatori del deserto”. Nel 2002 disegna la copertina e le illustrazioni interne del disco dei “Neri Per Caso”. Nel novembre dello stesso anno esce negli USA la ristampa di un suo Dylan Dog (Zed) per la Dark Horse. E’ anche autore del numero 200 di Dylan Dog, che fa luce su parte del passato del protagonista (aprile 2003). Ha vinto nel 1993 il Premio Albertarelli (ANAFI), nel 1995 il premio ANAFI come  miglior disegnatore, nel 1997 il premio FUMO DI CHINA come miglior disegnatore realistico e nel 2003 il premio CARTOOMICS-IF come miglior disegnatore. 

 

Lascia un commento

Assicurati di inserire (*) le informazioni necessarie ove indicato.
Codice HTML non è permesso.