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Gli internati militari italiani: dai Balcani, in Germania e nell’Urss

Quale fu il destino dei militari italiani catturati dai tedeschi nei Balcani? E' il tema del libro Gli internati militari italiani: dai Balcani, in Germania e nell’Urss. 1943-1945, di Maria Teresa Giusti (Rodorigo Editore, 2019). Il volume ripercorre le vicende degli italiani prigionieri nei Balcani tra il 1943 e i primi anni del dopoguerra e il destino degli Internati militari italiani (IMI), catturati dai tedeschi subito dopo l’armistizio italiano dell’8 settembre 1943. Questi ultimi erano i soldati e gli ufficiali appartenenti alle 35 divisioni stanziate in Albania, Grecia e Jugoslavia che dopo l'armistizio si erano arresi ai tedeschi e per la maggior parte si erano rifiutati di continuare la guerra al fianco della Germania e della neonata Repubblica sociale.

La massa dei prigionieri, cosiddetti “non optanti”, fu deportata dai Balcani nei campi di prigionia in Germania e nei territori occupati, tra cui la Bielorussia. Per indagare su quest’ultimo caso, la Giusti, oltreché dei documenti raccolti negli archivi italiani, russi e britannici, il volume si avvale della documentazione inedita bielorussa, consegnata nel 2009 dal governo di Minsk a quello italiano. Si tratta di due cartelle, parte in lingua russa parte in lingua tedesca, dove sulla base di testimonianze raccolte da agenti dell’Nkvd, si ricostruisce il trattamento subito dagli IMI nei campi di prigionia del Reich.

L’altro aspetto assai interessante, trattato nel volume e rimasto a lungo ai margini della ricostruzione storica, è quello relativo alle migliaia di IMI che, “liberati” dall’Armata rossa nel 1944, invece di essere rimpatriati furono deportati nei lager sovietici.

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