Storie - L'arte di Bruno Canova e le leggi razziste

di Mario Avagliano

Si può denunciare l’orrore della Shoah, delle leggi razziste del 1938, dei fascismi e della guerra anche attraverso l’arte. Ne è uno straordinario esempio il grande incisore e pittore Bruno Canova, scomparso lo scorso anno, uno dei più importanti esponenti della Scuola romana e pioniere della riflessione autocritica degli italiani su quel periodo storico.

Canova, che nel 1944-1945 era stato prigioniero in Germania per la sua attività partigiana, tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta dedicò al tema della responsabilità italiana nella persecuzione degli ebrei e alla tragedia della Shoah delle opere d’arte di grande forza evocativa che oggi, grazie agli studi compiuti dagli storici, appaiono davvero lungimiranti.
A questo ciclo di dipinti, quadri e bassorilievi, alcuni dei quali realizzati con la tecnica del collage, è dedicata una mostra nel museo romano del Casino dei Principi di Villa Torlonia, che sarà inaugurata il 14 dicembre fino al 26 gennaio 2014, dal titolo Bruno Canova. La memoria di chi non dimentica (aperta tutti i giorni, dalle ore 9 alle 19). Consiglio vivamente di non perderla.

(L'Unione Informa e Moked.it del 10 dicembre 2013)

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