1948: come gli italiani vissero l’anno della scelta di campo
di Gabriele Parenti
Firenze – Il 1948 è stato uno spartiacque nella storia dell’Italia postbellica. Il libro di Mario Avagliano e Marco Palmieri che ha vinto di recente la nona edizione del Premio Fiuggi e che s’intitola, appunto, 1948. Gli italiani nell’anno della svolta (Il Mulino ediz) analizza in modo approfondito e da molteplici punti d’ osservazione quali furono gli avvenimenti, gli aspetti del dibattito politico, le caratteristiche della campagna elettorale che sancì l’inizio di una fase politica nuova destinata a durare a lungo.
Ma il libro esamina anche gli eventi successivi come l’attentato a Togliatti, che portò il Paese sull’orlo della guerra civile, la politica internazionale segnata dalla contrapposizione tra i blocchi, vicende della vita economica come il Piano Marshall e aspetti del costume come la vittoria di Bartali al Tour de France.
Soprattutto come vissero gli italiani quel passaggio tumultuoso? Quali ideali li animarono? Quali stati d’animo, passioni e condizionamenti ne indirizzarono l’orientamento politico? Diari, lettere, interviste, relazioni delle autorità e di pubblica sicurezza, carte di partito, documenti internazionali, giornali, volantini permettono di ricostruire il quadro complesso dell’Italia dell’epoca, illuminando anche molte questioni che hanno caratterizzato i decenni successivi, fino ai nostri giorni.
Abbiamo intervistato lo storico e giornalista Mario Avagliano.
Avete scritto che la collocazione dell’Italia in un mondo diviso in due blocchi contrapposti non era poi così scontata
Avagliano Sì, la collocazione internazionale dell’Italia era in dubbio. Secondo gli accordi tra Usa e Urss l’Italia era sotto la sfera d’influenza americana, ma la sua posizione geografica al confine della Jugoslavia di Tito e la presenza del partito comunista più forte di occidente, potevano far cambiare le cose. Anche perché le truppe alleate non erano più sul nostro territorio nazionale.
Anche con l’ausilio di foto dei manifesti elettorali avete sottolineato che la campagna elettorale ebbe toni assai più accesi rispetto al 1946 . Quali i temi più significativi?
Avagliano Gli italiani vissero con grande partecipazione emotiva le elezioni del 18 aprile del 1948. Anche i toni della campagna elettorale furono molto accesi e ci fu un’affluenza alle urne quasi totalitaria. Andarono a votare anche le persone molto anziane e i malati. Come emerge dalle lettere, i diari e le relazioni delle prefetture che abbiamo citato, si capì che era in gioco la democrazia e il futuro dell’Italia.
Oltre al Piano Marshall che aveva un importante rilievo politico, quali le influenze più rilevanti ?
Avagliano Un ruolo significativo fu recitato dalla Chiesa cattolica che, su direttiva del Papa Pio XII, si mobilitò in favore della DC e contro il Fronte popolare delle sinistre. Si formarono comitati civici in tutte le parrocchie, i sacerdoti parlarono delle elezioni nelle omelie, spesso minacciando le pene dell’inferno a chi votava per il simbolo di Garibaldi, le associazioni cattoliche fecero un lavoro capillare, casa per casa.
Nel libro si legge che nel Fronte Popolare c’era ottimismo. Perché ?
Avagliano I militanti del Fronte pensavano di poter vincere le elezioni. Proprio qualche giorno prima del voto, fu diffuso un manifesto che recitava: “Il Fronte vince”. Questa previsione, poi rivelatasi errata, era originata da diversi fattori: i consensi raccolti da PCI e Psi il 2 giugno del 1946, pari a oltre il 40%: la vittoria delle sinistre in tutte le tornate di elezioni amministrative che si erano svolte dopo il referendum istituzionale, compreso le elezioni a Pescara del febbraio 1948; la partecipazione popolare di massa ai comizi degli esponenti del Fronte. Fu all’indomani del 18 aprile che fu coniato il motto “Piazze piene, urne vuote”.
L’eredità del 1948 pesa tuttora sul dibattito politico del nostro Paese. In senso positivo perché ancora oggi c’è una forte partecipazione popolare al voto e alle campagne elettorali; se è vero che le piazze fisiche non sempre sono così piene, tuttavia lo sono le piazze virtuali dei canali social, dove gli italiani si confrontano sui vari temi. In senso negativo perché le fake news, la personalizzazione dello scontro politico, la demonizzazione degli avversari sono caratteristiche che hanno attraversato la storia del dopoguerra e purtroppo sono presenti anche oggi.
Il libro ha di recente ottenuto il Premio Fiuggi. Una bella soddisfazione…
Avagliano Siamo molto contenti del Premio Fiuggi Storia come miglior saggio di storia del 2018. È uno straordinario riconoscimento che premia i nostri sforzi di ricerca e il nostro progetto storiografico di raccontare pagine di storia contemporanea dell’Italia attraverso i sentimenti, le opinioni, le cronache degli italiani dell’epoca, raccolti attraverso le lettere, i diari, le relazioni delle autorità pubbliche.
(www.stamptoscana.it, 24 dicembre 2018)